Dopo l’attacco a Londra, la politica corre ai ripari per ripensare le strategie di lotta al terrorismo. E anche in Svizzera c’è già chi ci sta pensando
ZURIGO - Una nuova strategia per combattere il terrorismo, è questo quello che la premier inglese Theresa May ha dichiarato di volere sabato poco dopo l’attentato che ha colpito al cuore Londra causando la morte di 7 persone. Sì, ma quali potrebbero (o dovrebbero) essere i punti fondamentali di una strategia vincente? 20 Minuten ha incontrato diversi esponenti politici raccogliendone quattro da altrettanti schieramenti.
Puntare sull’integrazione - Secondo la Nazionale socialista Priska Seiler Graf uno dei cardini è l’integrazione: «In una società libera una certa mancanza di sicurezza è normale, per evitare una minaccia come quella terroristica la prevenzione è la soluzione migliore», spiega. Una persona ben integrata con lavoro e buone prospettive di vita difficilmente diventerà un/a terrorista. Stando alla Ps è soprattutto lì che bisognerebbe investire mentre l’intelligence può aiutare, ma solo fino a un certo punto: «Come abbiamo visto si tratta spesso di persone già note, il monitoraggio da solo non può risolvere il problema».
Il lavoro dell’intelligence - Non è della stessa idea la presidente della Commissione Difesa e parlamentare Plr Corina Eichenberger, che pone l’accento sul lavoro di indagine dei servizi segreti, soprattutto con la nuova legge che entrerà in vigore a settembre: «È uno strumento potentissimo per la lotta al terrorismo», spiega. Per lei in generale la situazione Svizzera rimane discretamente buona: «Da una parte i diritti politici sono garantiti e dall'altra, invece, gli inquirenti hanno tutti i mezzi a disposizione».
Più controlli alle frontiere - Alle origini della vulnerabilità dell’Europa, ne è convinto il Nazionale Udc Roland Büchel, c’è una grande falla nella sicurezza. Carenza presente anche in Svizzera: «Abbiamo le frontiere spalancate, così è troppo facile entrare anche per i potenziali terroristi», spiega. Il democentrista è quindi favorevole a maggiori controlli ai valichi. In Svizzera, a differenza di una città come Londra, i musulmani non vivono in comunità chiuse «in ghetti in cui i giovani si radicalizzano l'un l'altro», da noi la situazione è più virtuosa: «ma è tutto inutile se i radicalizzatori possono venire da fuori».
Prevenire la radicalizzazione - Per Beat Flach dei Verdi liberali, invece, è importante anche prevenire la radicalizzazione: «Non è che uno si sveglia la mattina ed è improvvisamente un terrorista», commenta, «per questo dobbiamo fornire i mezzi per poter riconoscere i potenziali radicalizzati». Obiettivo dell'azione soprattutto in «scuole e centri religiosi, che devono essere più coinvolti e informati» e anche le istituzioni devono mostrarsi più propositive: «bisogna creare organi ad hoc ai quali, nel caso di bisogni, ci si può rivolgere» in questo modo si possono evitare non solo la radicalizzazione ma anche l'insorgere della criminalità.