Italia: amianto, a Eternit casale 622 morti, indagati ex proprietari svizzeri Schmidheiny
TORINO - Si arricchisce di sempre nuovi drammatici dati la lunga storia industriale della Eternit, la multinazionale svizzera specializzata nella produzione di manufatti in amianto che aveva a Casale Monferrato (Alessandria) il suo più importante stabilimento italiano. I consulenti della procura di Torino, che conduce un'inchiesta sui proprietari dell'azienda, hanno consegnato al procuratore Raffaele Guariniello un dato: sono 622 gli ex dipendenti dell'Eternit di Casale morti per cause riconducibili all'esposizione all'amianto.
Guariniello procede contro i proprietari della Eternit svizzera per circa 1.300 decessi registrati nel territorio italiano: oltre a quello di Casale, l'indagine riguarda gli impianti di Cavagnolo (Torino), Reggio Emilia e Napoli, per i quali sono state disposte ricerche epidemiologiche. Gli indagati sono i fratelli Thomas e Stefan Schmidheiny, che all'epoca erano azionisti principali della Eternit AG, e un belga, il barone Louis De Cartier de Marchienne: la tesi è che l'azienda non abbia preso adeguate contromisure contro l'esposizione al minerale-killer. Per questo motivo sono ipotizzati i reati di disastro doloso (punito con il carcere fino a dodici anni), omicidio colposo e omissione volontaria di cautele contro gli infortuni.




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