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ROMA

Gattuso d’Italia, tutto è partito da Sion

Tutto è pronto: il 47enne allenatore è vicino alla panchina della nazionale azzurra
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Gattuso d’Italia, tutto è partito da Sion
Tutto è pronto: il 47enne allenatore è vicino alla panchina della nazionale azzurra
Marco Degennaro: «Mai avuto dubbi su Rino».
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ROMA - Il nuovo selezionatore dell’Italia - o commissario tecnico, come lo chiamano oltre confine - sarà Rino Gattuso. Di questo è certa la stampa della vicina Penisola, la quale, festeggiato per l’addio di Spalletti e mal digerito il rifiuto di Ranieri, racconta come l'accordo tra l'ex e la FIGC sia praticamente cosa fatta. Manca l'ufficialità, è vero, ma quella dovrebbe arrivare domani (giovedì).

A caldeggiare l’ingaggio di Rino, visto anche in Svizzera come giocatore e allenatore al Sion, è stato Gigi Buffon. Ora team manager della nazionale, l’ex portiere conosce bene il 47enne, con il quale ha condiviso a più riprese lo spogliatoio e ha vissuto la (vittoriosa) esperienza dei Mondiali del 2006.

Di Gattuso i dirigenti della Figc apprezzano la duttilità tattica ma anche e soprattutto il carattere: reputano sia il miglior candidato possibile per ridare “animo” a un gruppo parso ultimamente svogliato, svuotato. Rino è poi “convincente” anche perché arriva in azzurro dopo una ormai lunga esperienza in panchina. Cominciato ad allenare proprio nel club guidato da Christian Constantin, in oltre dieci anni ha guidato Palermo, OFI Creta, Pisa, Milan, Napoli, Fiorentina, Valencia, Olympique Marsiglia e Hajduk Spalato.

«Rino è arrivato da noi come calciatore ed è ripartito da allenatore - ci ha raccontato Christian Constantin - È rimasto un solo anno per poi andare, con Kyle Lafferty, al Palermo. Per come la vedo io, è l'uomo perfetto per il ruolo di selezionatore: ha le qualità e il carattere per risollevare l'Italia, che in una situazione difficile»

«Rino era già un allenatore in campo - ha continuato Marco Degennaro, direttore generale dei vallesani - Era evidente: si vedeva da come si muoveva, da come si poneva. Di esperienza ne aveva d'altronde da vendere...».

Una grande carriera da calciatore non assicura un altrettanto grande percorso in panchina.
«È vero che non tutti i buoni calciatori, quelli che sanno di tattica, poi si trasformano in buoni allenatori, ma lui aveva anche grande leadership e il necessario carisma. Non ho mai avuto dubbi riguardo al suo potenziale da tecnico».

Finora le sue esperienza in panchina non sono state solo positive.
«Sì ma in fondo quale allenatore ha avuto solo stagioni vincenti? Rino ha fatto un bel percorso, ha ottenuto buoni risultati e a volte non ha fatto bene, anche però per le condizioni del contesto nel quale ha lavorato. Uno dei suoi grandi pregi e che ci mette sempre la faccia. E questo è fondamentale nella gestione di un gruppo e, almeno credo, è anche il motivo per il quale la Federazione Italiana ha deciso di puntare su di lui».

Il suo essere "uomo vero" non è mai stato in dubbio.
«Vi racconto un aneddoto. Quando arrivò a Sion, il campo di allenamento non era disponibile e così la squadra fu costretta a lavorare su un sintetico di pessima qualità, con gli spogliatoi ricavati in dei container. In quell'occasione, tra me e me pensai "caspita, questo è passato da Milanello alle baracche". E anche "Per fortuna il contratto lo ha già firmato e non è in prova, altrimenti prende e se ne va". Per lui non fu invece un problema, mai: con la massima umiltà, fu sempre il primo a iniziare e l'ultimo a finire, senza lamentarsi».

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COMMENTI
 

gp46 4 sett fa su tio
Il problema di base in Italia é il numero sconsiderato di stranieri in campo. Oltre a questo, la qualità calcistica di tali stranieri lascia alquanto a desiderare. Gli anni '90, quando tutti i "big" andavano a giocare nello stivale pallonaro sono finiti da un pezzo, ed ho paura che non torneranno.. Quando si scriveva che il penultimo europeo vinto dagli azzurri non avrebbe fatto bene perché nascondeva i problemi gravi esistenti, in tanti ridevano, bastava vantarsi dell'europeo in bacheca. Adesso non ridono piu'...

1949 4 sett fa su tio
Non ne sono convinto.

Swissabroad 4 sett fa su tio
Staremo a vedere. Ma non credo sia l'allenatore la causa dei mali azzurri. Vedasi settori giovanili zeppi di ragazzi stranieri.

cle72 4 sett fa su tio
Risposta a Swissabroad
Ragazzi nati in Italia. Quindi? Nel 2025 leggere ancora questo fa male non è un nome o un cognome che ti rende uno "straniero."sono ragazzi italiani il problema in Italia è solo il sistema calcio. I club si sono farciti di giocatori non italiani e questo non aiuta la nazionale. Io metterei il numero chiuso, ovvero massimo 3 giocatori non italiani n campo negli undici. Come ai tempi della grande Milan con solo i 3 fantastici olandesi il resto, Nesta, Maldini, Baresi, Costacurta, Tassotti, Galli, Ancelotti, Donadoni e Colombo.

1949 4 sett fa su tio
Risposta a Swissabroad
Concordo. I ruoli principali nei vari club sono "occupati " da stranieri.

Golf67 4 sett fa su tio
Risposta a Swissabroad
Sono ragazzi che crescono e vivono in Italia, dunque un domani potrebbero essere naturalizzati e dunque giocare in nazionale, meglio metterselo in testa il più presto possibile. D'altra parte dove vanno a finire? Nei club di A o B quanti ne arrivano? In nazionale arrivano? Non mi sembra. Un conto sono gli stranieri professionisti, l'altro sono i ragazzi che magari vengono anche tolti dalla strada per fare sport...e chissà magari dargli un futuro sia come persona sia come calciatore. Sveglia.

Aka05 4 sett fa su tio
Risposta a cle72
Che poi però vincevano i mondiali con il “blocco” Juve… il problema é che sicuramente hanno troppi stranieri, ma é anche vero, che non ci sono tutti questi talenti, i giocatori che hai citato sopra, avrebbero giocato comunque, a prescindere da quanti stranieri avessero in squadra… a parte forse uno o due

sergejville 4 sett fa su tio
Risposta a cle72
Demagogia. Il CALCIO purtroppo (con) vive con la Legge Bosman. La realtà è cambiata da 20-25 anni (Legge Bosman 1995, se non sbaglio). Il fattore più importante è scambiarsi-vendersi giocatori, per favorire un mercato di scommettitori (vedi i vari Bet e appassionati), procuratori e diritti tv ecc.. Al quinto posto arriva il... calcio giocato. Quindi inutile sorprendersi: i giovani italiani (di qualsiasi colore, sia chiaro) non sono coltivati in ottica Club-Nazionale ma in relazione al mercato. E se 3 africani, 5 sudamericani, 1 asiatico ecc. mi fanno fare business, non me ne frega nulla del pensare alla Nazionale. Questo soprattuto in Italia. Ma anche in GB, nelle squadre (più ricche) inglesi magari giocano 7-8 stranieri. Il Sudamerica invece (con migliaia di talenti) soffre invece il problema dell'esodo: ragazzi di 15-16-17 anni lasciano la patria (e la famiglia) per trasferirsi in Europa. E quindi le Nazionali soffrono non perchè i giovani giocano poco (come in Italia) ma a causa di queste migrazioni. E' un mondo (calcistico) così, voluto da... noi stessi.
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