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ARTI MARZIALI

Sergio Calvi, una vita tra palestra e restauri

Dal padre Tojo ha ereditato la passione per lo sport, la semplicità e la schiettezza. Non solo. Fu lui a trasmettergli l’amore per le opere d’arte, che oggi “cura” nel suo laboratorio a Lugano.
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Sergio Calvi, una vita tra palestra e restauri
Dal padre Tojo ha ereditato la passione per lo sport, la semplicità e la schiettezza. Non solo. Fu lui a trasmettergli l’amore per le opere d’arte, che oggi “cura” nel suo laboratorio a Lugano.
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Venticinque anni fa fondò a Lugano la scuola di Aiki Jitsu. Figlio d'arte, Sergio Calvi è una delle figure sportive più rappresentative della città. I media, però, non gli danno molto spazio. A lui va bene lo stesso, non fa proclami e se ne...

Venticinque anni fa fondò a Lugano la scuola di Aiki Jitsu. Figlio d'arte, Sergio Calvi è una delle figure sportive più rappresentative della città. I media, però, non gli danno molto spazio. A lui va bene lo stesso, non fa proclami e se ne sta in silenzio. Lavora nel suo laboratorio di restauri di Lugano e si dedica alla sua disciplina sportiva due volte alla settimana, tenendo i corsi nella palestra in via al Chioso.

Più parliamo con lui, più ci accorgiamo della sua semplicità e schiettezza, che ricordano il padre Tojo. “Da lui ho ereditato la serietà professionale e sportiva – racconta Calvi - Era di poche parole: bastava un gesto per capire cosa voleva da me. A 13 anni ero già al suo fianco, lo aiutavo e lui mi insegnava i segreti di un lavoro, il restauro, cui mi sono appassionato subito". Come suo padre, dopo aver praticato diversi sport, tra cui la ginnastica artistica, a 18 anni si avvicinò al mondo delle arti marziali. "Cadendo durante un esercizio, mi feci male alla schiena – ricorda – Quell’infortunio rappresentò la svolta: cominciai a frequentare la palestra e lentamente capii che quello era il mio mondo".

Anche il padre Tojo, prima delle arti marziali giapponesi, praticò con successo l'atletica leggera (dal 1934 al 1942 fece per nove volte il record ticinese del martello, portandolo da 26,48 a 38,96 metri, e diventando sei volte campione cantonale), la vela e il sollevamento pesi.
Nel 1953 fondò la Judoistica Luganese, divenuta poi la Judo Budo Lugano. “Mio padre era una figura carismatica – confida Calvi - Fu per me una vera e propria guida. Persone di quello stampo se ne vedono sempre meno”. Ecco perché, forse, i giovani non riescono più a orientarsi: “Sono fagocitati da un’incredibile esasperazione televisiva, in cui le arti marziali vengono distorte, scimmiottate e trasformate in veri e propri campi di battaglie”.

Fu determinante per Tojo Calvi l’incontro a Milano con il maestro Tada,  divenuto poi suo grande amico, che gli fece conoscere l'Aikido. "Tada fu per tutti un tecnico superlativo. Veniva spesso a trovarci. Da lui mio padre apprese, capì e sviluppò una disciplina tra le più belle in senso assoluto". Tojo seppe sviluppare il vecchio Ju Jitsu: “Lo rese più... aereo nei suoi movimenti. Mio padre divenne un vero e proprio precursore di questa disciplina, in Ticino e in tutta la Svizzera”. Ed è considerato uno tra i più grandi maestri: ai suoi corsi partecipavano tecnici di grande fama, provenienti non solo dalla Svizzera ma anche dall'estero. E ogni sua esibizione era seguita da moltissime persone. Inoltre, arrivò fino al sesto dan, un riconoscimento che pochissimi maestri possono vantare. “Fu felice di questo risultato, ma non si esaltò mai. Per lui era fondamentale portare avanti la sua filosofia e basta”.

Un’eredità non facile per il figlio Sergio. Come suo padre non ama le luci della ribalta; tira avanti senza farsi pubblicità, trascinato soprattutto, come egli stesso ammette, “da una grande passione, dalla voglia di insegnare, di far capire ai ragazzi, ma anche alle persone adulte che frequentano le lezioni, che lo sport è benessere”. E se tra gli atleti c’è qualcuno che può ottenere risultati brillanti, tanto di guadagnato.

Calvi ha un laboratorio a Lugano ed è responsabile dei restauri al Museo delle Culture di Lugano. Più volte si reca all'estero per restaurare opere prestigiose. A differenza di suo padre, lavora da solo: “Perché desidero tutta la mia libertà senza dover dipendere da altre persone. Programmo la giornata senza che nessun'altro mi dica cosa fare”. Fino a quando farà arti marziali? “Finché ne avrò la forza e finché amerò questo sport, quindi fino alla fine. Mio papà mi diceva sempre che bisogna fare ciò in cui si crede veramente”. Cosa consiglia ai giovani che vogliono fare sport? “Di praticarlo nel modo più puro e semplice possibile”. 


(GLM/MG)

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