Natascha Kampusch: "Non esistono foto pedopornografiche"

La giovane segregata per 8 anni da un maniaco nega l'esistenza di un secondo carnefice, di foto pedopornografiche e di una gravidanza durante la prigionia
VIENNA - Natascha Kampusch, la 24enne austriaca rapita da un maniaco quando era bambina e tenuta segregata per 8 anni in un sotterraneo a Vienna, in un'intervista ieri sera alla tv nazionale Orf ha smentito tutte le ipotesi sul suo caso avanzate di recente: che ci fosse un secondo carnefice, che lei abbia avuto una gravidanza durante la prigionia e che abbia dovuto posare per foto pedopornografiche.
Natascha fu rapita per la strada a Vienna il 2 marzo del 1998, quando aveva dieci anni, da un tecnico informatico di 36 anni, Wolfgang Priklopil. L'uomo la tenne segregata per otto anni in un rifugio anti-atomico sotto casa sua. La giovane riuscì a fuggire il 23 agosto del 2006. Il suo sequestratore si suicidò il giorno stesso, gettandosi sotto un treno.
Rispondendo al giornalista Christoph Feuerstein, che già l'aveva intervistata dopo la sua fuga sei anni fa, Natascha ha detto che le nuove ipotesi sul suo caso, circolate nelle ultime settimane sui media mondiali, "sono un peso psicologico e mi feriscono".
La giovane ha smentito di aver avuto un bambino quando era sequestrata: una ciocca di capelli che è stata trovata nella casa di Priklopil era della ragazza stessa e non di un bimbo. Quanto al libro sulla gravidanza scoperto nella casa-prigione, Natascha ha spiegato che lo leggeva perchè è "interessata alla biologia".
La ragazza ha smentito la teoria sull'esistenza di un secondo carnefice, basata sulla testimonianza di una coetanea: quest'ultima dopo il suo rapimento raccontò di aver visto Natascha trascinata in una furgoncino bianco da due uomini. "Ho visto solo un rapitore - ha detto ieri sera la giovane - e la ragazza che ne avrebbe visti due secondo me era in stato di choc".
La 24enne ha bollato come "assurde" le teorie di una relazione amorosa fra Priklopil e lei e di foto pedopornografiche per le quali sarebbe stata costretta a posare.
"Tutti sanno quello che mi è successo - ha detto - ma ho anche il diritto alla privacy, e non voglio raccontare tutto, anche perchè è umiliante". Natascha ha aggiunto però di non essersi pentita di essersi presentata al pubblico e di non aver voluto adottare un'altra identità. "Volevo evitare che qualcuno falsificasse la mia storia - ha spiegato - come purtroppo è successo ora".
Ats Ans
Foto Keystone / AP Hopd




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