USA pronti a colpire, con la più grande portaerei del mondo

Naviga verso il Mar dei Caraibi la portaerei USS Ford: sempre più possibile un attacco a Caracas, anche se Trump nega. Intanto il capo del Pentagono annuncia un altro blitz contro i narcotrafficanti.
Naviga verso il Mar dei Caraibi la portaerei USS Ford: sempre più possibile un attacco a Caracas, anche se Trump nega. Intanto il capo del Pentagono annuncia un altro blitz contro i narcotrafficanti.
WASHINGTON - La portaerei a propulsione nucleare USS Gerald Ford - lunga 337 metri per oltre 100 mila tonnellate -, con a bordo caccia F18, due squadroni di elicotteri, jet per la guerra elettronica, velivoli radar e oltre 4 mila soldati, insieme ad altre tre navi da guerra che fanno da scorta, si unirà la prossima settimana nelle acque dei Caraibi a una forza militare composta da 15 incrociatori e cacciatorpedinieri armati di missili Tomahawk, un sottomarino nucleare, bombardieri B-1 e B-52, elicotteri delle forze speciali, il traghetto "MV Ocean Trader" - che si mimetizza mimetizzarsi nel traffico mercantile - con 159 incursori e una task force di 2.200 marines.
Insomma, non è esagerato parlare di venti di guerra in Venezuela, dove si sta intensificando il più grande dispiegamento navale degli Stati Uniti nella regione dal 1962. Anche dal Porto Rico sono pronti a decollare F-35 e droni Reaper, per una concentrazione di armamenti certamente superiore a quella necessaria per un'operazione contro i cartelli venezuelani del narcotraffico, obiettivo dichiarato da Donald Trump. E sebbene il presidente Usa abbia negato piani di attacco contro Nicolás Maduro, tutto fa pensare a un'escalation, con la possibilità dei primi attacchi statunitensi a Caracas.
Ma c’è di più per pensare a qualcosa di importante: Ryan Berg, direttore dell'Americas Program presso il Center for Strategic & International Studies, ha infatti spiegato al Washington Post che «la competizione per l'uso di queste navi è enorme perché ne vengono impiegate solo tre contemporaneamente». Con l'arrivo della Ford, «inizierà un conto alla rovescia e Trump avrà circa un mese per prendere una decisione importante su un possibile attacco».
Il pressing Usa è iniziato con raid contro presunte imbarcazioni di narcos (oltre 60 le vittime) e operazioni coperte della Cia. Secondo il Wall Street Journal, è pronta una lista di obiettivi da colpire: porti e aeroporti dove i trafficanti di droga contano su coperture militari. Il segretario di Stato Marco Rubio ha sottolineato che «in Venezuela c'è un narco-stato governato dai cartelli». Nelle scorse ore, il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha reso noto che un altro attacco letale contro presunti trafficanti di droga nel Mar dei Caraibi è stato messo a segno: sarebbe questo il quindicesimo blitz. «Questa nave, come TUTTE LE ALTRE - ha scritto su X Hegseth - era nota ai nostri servizi segreti per essere coinvolta nel traffico illecito di stupefacenti, transitava lungo una nota rotta del narcotraffico e trasportava stupefacenti».
Maduro ha intanto chiesto aiuto a Russia («Condanniamo fermamente l'uso eccessivo della forza militare nello svolgimento di missioni antidroga», ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova), Cina e Iran, mentre l'Onu condanna i raid Usa («violano il diritto internazionale») e i dem al Congresso chiedono giustificazioni legali. Sebbene la direttrice della National Intelligence, Tulsi Gabbard, confermi che è finita la strategia del "regime change", gli Usa hanno messo una taglia di 50 milioni di dollari su Maduro, che starebbe quindi «per trovarsi intrappolato e potrebbe presto scoprire che non può fuggire dal Paese, anche se lo volesse», come dichiarato da una fonte vicina alla pianificazione militare Usa.





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