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GUERRA IN UCRAINA

E se Putin dice «niet»?

La scadenza per il piano di pace potrebbe essere rinviata di una settimana. Il Cremlino attende di conoscerne i contenuti. Ma in quel di Mosca ci sono “falchi” che remano contro l'accordo.
AFP
Fonte red
E se Putin dice «niet»?
La scadenza per il piano di pace potrebbe essere rinviata di una settimana. Il Cremlino attende di conoscerne i contenuti. Ma in quel di Mosca ci sono “falchi” che remano contro l'accordo.

MOSCA - Mosca «non ha ricevuto alcuna informazione» in merito ai colloqui andati in scena tra Stati Uniti e Ucraina a Ginevra nella giornata di domenica. Il Cremlino, dunque, attende di ricevere una comunicazione ufficiale sul piano formulato dalla Casa Bianca. Un'attesa che potrebbe prolungarsi se, come anticipato dall'Economist, Donald Trump dovesse prolungare di una settimana la scadenza fissata per giovedì.

Se sul territorio ucraino le ostilità proseguono, l'aria che si respira attorno all'ex repubblica sovietica sembra essere per la prima volta quella di una vera svolta. Il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, ha confermato che quanto riferito dai media internazionali in queste ore viene seguito «molto attentamente».

Tuttavia, in quel di Mosca qualcuno dei cosiddetti “falchi” del Cremlino avrebbe già iniziato ad attaccare la bozza del piano di pace, bollando - come riportato dal quotidiano italiano Repubblica - come irricevibili proposte ed emendamenti. Un filone critico che scorre internamente al paese, che alcuni osservatori leggono come una possibile opera, indirizzata verso l'opinione pubblica, per preparare il terreno verso il “niet” di Vladimir Putin.

Le preoccupazioni sono soprattutto legate alle concessioni che Mosca dovrà riconoscere a Kiev, considerate troppo vantaggiose per la controparte ucraina. Concessioni che non terrebbero quindi adeguatamente conto degli interessi strategici della Russia, limitando il margine di manovra in termini di sovranità. Infine, ma non per importanza, vi è la questione delle «radici» più profonde e strutturali del conflitto; quelle che il Cremlino ha sempre sventolato in questi anni di guerra e che, secondo i suddetti “falchi”, non verrebbero risolte dal piano di pace.

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