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Il problema di Trump con le donne (soprattutto se fanno le giornaliste)

Il presidente ha perso le staffe dopo aver ricevuto una domanda sul caso Epstein. Non è il primo caso di aggressioni verbali o insulti
Il problema di Trump con le donne (soprattutto se fanno le giornaliste)
GETTY IMAGES
Fonte The Atlantic
Il problema di Trump con le donne (soprattutto se fanno le giornaliste)
Il presidente ha perso le staffe dopo aver ricevuto una domanda sul caso Epstein. Non è il primo caso di aggressioni verbali o insulti

WASHINGTON - Nel corso della sua parabola politica, Donald Trump ha spesso fatto ricorso a espressioni colorite e ad attacchi verbali. In particolare, si è rivolto in modo offensivo alle giornaliste che lo incalzano.

L'ultimo episodio risale a venerdì 14 novembre, ma se ne sta parlando molto in queste ore. Durante il consueto momento delle domande a bordo dell'Air Force One, la corrispondente di Bloomberg Catherine Lacey ha chiesto chiarimenti sul caso Epstein. Dopo aver ricevuto la prima risposta, Lacey ha insistito ed è qui che Trump ha perso le staffe. Ha puntato il dito verso la giornalista e le ha intimato: «Stai zitta "maialina"».

The Atlantic ha ricostruito il passato dell'attuale inquilino della Casa Bianca, fatto di insulti misogini e frasi sessiste. Già all’inizio della sua prima campagna presidenziale, Megyn Kelly—allora popolare volto di Fox News—gli aveva chiesto conto, durante un dibattito, di apprezzamenti come “maiali grassi”, “cagne”, “sciattone”. Trump non solo non aveva negato, ma aveva scherzato dicendo che quei commenti erano rivolti «solo a Rosie O’Donnell», attrice e conduttrice televisiva statunitense con la quale Trump è in lite da una ventina d'anni. Nel 2006 la chiamò infatti «grossa, grassa maiale».

In seguito Trump, parlando di quel dibattito, attaccò la stessa Kelly: «Le usciva sangue dagli occhi, sangue da dovunque». Anche Yamiche Alcindor, oggi corrispondente della NBC dalla Casa Bianca, è stata più volte bersaglio dei suoi attacchi: durante un briefing sul COVID-19 nel 2020, Trump aveva liquidato una sua domanda con: «Ecco perché prima lavoravi per il Times e ora per qualcun altro… Sii gentile; non essere minacciosa».

Non è solo una questione di scarsa stima nei giornalisti: ricordiamo che nel 2024, nel corso di un comizio, fantasticò pubblicamente sull'eventualità di aprire il fuoco verso di loro. La testata mette in luce un disprezzo profondo nei confronti delle donne che, per la loro professione, gli pongono delle domande. O meglio: mostra una scarsa considerazione dell'intero universo femminile. Il caso di Alicia Machado è noto: la vincitrice di Miss Universo 1996 ha ricordato come Trump la chiamasse “Miss Piggy”, accompagnando il soprannome con derisioni sul peso.

La Casa Bianca minimizza: un funzionario ha attaccato Lacey, accusandola di essersi comportata «in modo inappropriato e non professionale» verso i colleghi presenti. Nessun accenno sulle parole di Trump. Come a dire: essere insultati dal presidente degli Stati Uniti fa parte del prezzo di fare i giornalisti politici in questa fase storica. «Gli Stati Uniti sono ora un Paese guidato da funzionari pubblici che non si comportano meglio dei troll su Internet, respingendo le critiche con volgarità e oscenità», ha scritto di recente Tom Nichols proprio su The Atlantic. La posizione del periodico è chiara: le parole di Trump «sono un attacco diretto alla dignità delle donne. E, pronunciandole, è la dignità stessa della presidenza a essere trascinata verso il basso».

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