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COMO: Otto ore dal Giudice per parlare di uno Scorfano
Tanto è durata la deposizione dell’Architetto Maurizio Veronelli per il processo sugli abusi edilizi contestati alla “Immobiliare Pessina” del costruttore Giovanni Butti rinviato a giudizio nei giorni scorsi per presunte truffe con la discarica di Cerro
COMO: Otto ore dal Giudice per parlare di uno Scorfano
Tanto è durata la deposizione dell’Architetto Maurizio Veronelli per il processo sugli abusi edilizi contestati alla “Immobiliare Pessina” del costruttore Giovanni Butti rinviato a giudizio nei giorni scorsi per presunte truffe con la discarica di Cerro
COMO –
Udienza fiume e deposizione interminabile per l’architetto comunale Maurizio Veronelli che ai giudici del Tribunale di Como ha dovuto spiegare i passaggi relativi alla concessione edilizia autorizzata da Palazzo Cernezzi per l...
COMO –Udienza fiume e deposizione interminabile per l’architetto comunale Maurizio Veronelli che ai giudici del Tribunale di Como ha dovuto spiegare i passaggi relativi alla concessione edilizia autorizzata da Palazzo Cernezzi per la realizzazione dello “Scorfano” di via Ambrosoli è solo un passaggio intermedio di un iter burocratico altrettanto lungo e tortuoso. Come lunga e tortuosa è stata la stessa udienza durata ben otto ore. Tanto è durata la sua deposizione al primo dibattimento processuale sui presunti abusi edilizi che sarebbero stati commessi nella realizzazione del complesso edilizio da parte della “Immbiliare Pessina” cui titolare ne è quello stesso Giovanni Butti rinviato a giudizio pochi giorni fa a Milano per le presunte truffe commesse attraverso la discarica di Cerro. Con lui sul banco degli imputati anche Marco Carrara nelle sue vesti di Direttore dei lavori; Angelo Majocchi, titolare dell’impresa costruttrice e Giulio Davini, l’imprenditore che ha realizzato le coperture in tubolare. Veronelli è stato chiamato a rispondere ai Giudici in quanto nel ’97 era Dirigente del settore Edilizia del Comune di Como e firmò con il Sindaco Botta la concessione edilizia e per questo in aula è stato chiamato a deporre nelle vesti di testimone. Sette sono i presunti abusi che la Procura contesta e contro i quali anche lo stesso Veronelli aveva poi avviato altrettanti procedimenti di contestazione. Veronelli nel corso della sua deposizione ha analizzato le tavole progettuali di tutto il piano di recupero e nel corso delle verifiche sono state evidenziate le contraddizioni tra quanto costruito e quanto messo sulla carta. A reggere la Pubblica Accusa in aula il Sostituto Procuratore Mariano Fadda che ha ereditato lo “socrfano”, pardon il fascicolo d’inchiesta, dal collega Massimo Astori che si era basato su una perizia redatta da Aldo Minotti, fra l’altro ex Assessore provinciale ai Lavori Pubblici, e che senza mezzi termini parlava di illegittimità della procedura seguita per la concessione e per questo ne aveva anche ipotizzato l’annullamento. “L’intera concessione edilizia è illegittima - ha ribadito in Aula l’Architetto Minotti - perché viziata da una convenzione non sottoscritta da Provincia e Ferrovie Nord sul delicatissimo tema degli oneri di urbanizzazione trasformati nelle famose passerelle pedonali”. Di parere nettamente opposto il Docente universitario Alberto Roccella, associato di Diritto urbanistico alla Statale di Milano, che, pur ravvisando l’inadeguatezza della progettazione originaria, non ha condiviso l’ipotesi di annullare l’intero piano di recupero. Roccella nella sua perizia riferisce di “procedure urbanistiche ed edilizie contrassegnate da comportamenti dell’amministrazione poco curanti del bene della collettività, negligenti, corrivi nei confronti del privato”. Per questa serie di presunti abusi, una parte già sanata, era finito sotto inchiesta anche il Sindaco Botta ma fu lo stesso Astorri a chiederne l’archiviazione della posizione così come pure per i dirigenti Antonio Viola e Fausto Graffeo, sempre oggetto di indagine nell’inchiesta comasca.La posizione di Minotti è stata nuovamente ribadita in udienza.
di Bob Decker
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