«Non è una bolla... finché non scoppia»

Con la chiusura di Wall Street in rosso, tornano i timori per una possibile bolla speculativa legata all’intelligenza artificiale. Preoccupano i dati sulla disoccupazione USA, cosa farà la Fed?
ZURIGO/LUGANO - Wall Street in rosso, Hong Kong e Tokyo negative, in calo le Borse europee. Insomma, "scoppierà o non scoppierà?". Lo spauracchio torna a riproporsi: è quello della bolla speculativa legata all'intelligenza artificiale. Spettro che si riaffaccia alla fine di questa settimana di contrattazioni - «la peggiore da aprile» secondo Il Sole 24 Ore - e soprattutto dopo un giovedì di Borsa... «da ricordare».
Lo dice oggi, senza mezzi termini, l'analista senior di Swissquote, Ipek Ozkardeskaya. Secondo l'esperta infatti, ieri i mercati hanno vissuto una giornata contraddistinta da una decisa inversione di rotta: dopo un'apertura in rialzo del 2% sull'onda dei risultati positivi di Nvidia (produttore di chip e società quotata in borsa più importante al mondo), «il Nasdaq ha chiuso in calo di quasi il 2,5%».
Nonostante i numeri (vendite record e previsioni finanziarie solide) del colosso dei chip, che in settimana ha cercato di scongiurare l'ipotesi di una bolla dell'intelligenza artificiale («dal nostro punto di vista, vediamo qualcosa di molto diverso», ha detto mercoledì il CEO Jensen Huang), l'umore è rapidamente peggiorato.
I dubbi su Nvidia - A scatenare il cambio di sentimento del mercato sono stati alcuni commenti sui bilanci di Nvidia, le cui azioni mercoledì avevano guadagnato circa il 5%, dopo essere però scese del 10% nelle ultime settimane. Secondo Ipek Ozkardeskaya, gli analisti hanno messo in luce «due punti di pressione»: l'aumento delle scorte di chip e l'andamento anomalo dei ricavi differiti, cioè l'incasso di «ingenti pagamenti anticipati (...) riconosciuti come ricavi troppo rapidamente, prima della consegna». Il tutto con il rischio di aprire una voragine «in caso di rallentamento degli ordini futuri»: da qui i timori degli esperti secondo cui il colosso starebbe gestendo le vendite in modo insostenibile.
Timori ci sono anche sulla produzione di data center - il 90% del core business di Nvidia - che potrebbe rallentare per i vincoli legati all'elettricità e alla catena di approvvigionamento. Ma non solo. Come non considerare i dati contrastanti sull'occupazione USA (+119mila nuovi posti di lavoro a settembre ma disoccupazione aumentata al 4,4%), che alimentano l'incertezza sul fatto che la Fed taglierà i tassi d’interesse a dicembre. Non è trascurabile pure il crollo delle criptovalute, con Bitcoin che testa il livello di 86.000 dollari e gli investitori che potrebbero liquidare le loro scommesse tecnologiche. Ecco dipanarsi ulteriormente un sentimento di mercato ora dominato da un crescente disagio.
Un'incertezza che ...«ribolle ovunque» - E se «il Nasdaq, l'oro e gli asset giapponesi mostrano andamenti simili rispetto alla bolla delle dot-com», c'è da dirlo apertamente: «Il discorso sulla bolla ribolle ovunque», e scusate la ridondanza. Infine, dopo una premessa - «i prezzi odierni non sono nemmeno a metà strada rispetto ai picchi del passato» -, arriva la conclusione dell'analista senior di Swissquote, che da un lato lascia possibile ogni scenario («le bolle tendono a gonfiarsi, ben oltre quanto la ragione suggerirebbe») e dall'altro ci riporta alla realtà, con una saggia conclusione: «Una bolla finanziaria non è una bolla, finché non scoppia».




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