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Dal MondoREGIO INSUBRIA: Anche un varesino fra gli arrestati per le infiltrazioni mafiose all'Università di Messina

18.10.00 - 14:11
Si tratta del pregiudicato Giuseppe Strangio, 43 anni. Ma all'appello mancano ancora sette latitanti.
REGIO INSUBRIA: Anche un varesino fra gli arrestati per le infiltrazioni mafiose all'Università di Messina
Si tratta del pregiudicato Giuseppe Strangio, 43 anni. Ma all'appello mancano ancora sette latitanti.
VARESE.

C’è anche un noto pregiudicato varesino fra le 37 persone raggiunte stamani all’alba da Ordine di Custodia Cautelare in galera nell’ambito dell’inchiesta “Panta Rei” che ha permesso di stroncare un sodalizio malavitoso legato al clan ‘ndrnaghetistico calabrese capeggiato da Giuseppe Morabito, detto “ ‘U tiradrittu”, attualmente latitante. Si tratta di Giuseppe Strangio, 43 anni, come detto residente nel varesotto. Il suo nome è comparso molto spesso in inchieste sulla criminalità organizzata operante a cavallo fra i territori insubrici delle provincie di Varese, Como e Lecco.L’operazione, condotta dalla Mobile di Messina, come già vi abbiamo già riferito nei nostri “lanci” mattutini, è il frutto di quasi tre anni di indagini scaturite dopo l’omicidio di un Professore universitario messinese che si era rifiutato di sottostare ai “desideri” dell’organizzazione malavitosa che, attraverso pesanti minacce e ritorsioni, riusciva a pilotare gli esami di maturità, l’ammissione ai corsi delle Facoltà a numero chiuso e il conseguimento di titoli accademici a favore di studenti con poca voglia di studiare, tanti soldi in saccoccia e qualche legame malavitoso.Nel corso dell’operazione, e anche questo già ve lo abbiamo riferito in mattinata, è finito in galera anche una vecchia conoscenza comasca: Carmelo Vincenzo Laurendi, nato a Bagnara Calabra l’11 maggio del ’51 residente a Bregnano e ufficialmente Medico dermatologo.L’uomo deve rispondere, in particolare di traffico di sostanze stupefacenti che venivano spacciate sull’asse Como-Varese.Già radiato alcuni anni fa dall’Albo Professionale, il 49enne aveva studio a Saronno e alle sue spalle pesano pesanti reati per armi droga, usura ed altro.In particolare il “bregnanese” deve rispondere, fra l’altro, di traffico di sostanze stupefacenti.L’operazione “Panta Rei” avrebbe permesso, dunque, di stroncare l’attività malavitosa che, almeno secondo gli inquirenti, si sarebbe resa protagonista di ben 16 anni di presunti illeciti all’interno dell’Università messinese.A tirare le fila dell’organizzazione, come detto riconducibile al clan calabrese dei Morabito legato al boss Franco Coco che aveva messo radici a Lecco, sarebbe stato il Prof. Giuseppe Longo, arrestato nel giugno del ’98 dopo l’omicidio del docente matteo Bottari, e sarebbe riuscita in tutti questi anni a condizionare, come ha spiegato nella conferenza stampa di stamani il Procuratore Capo di Messina, Luigi Croce, la normale attività dell’Ateneo.“Un verminaio – ha detto Croce – che ha profondamente offeso i messinesi onesti”. L’inchiesta non si sarebbe avvalsa di pentiti o “spifferai magici”. Un filone dell’inchiesta punta anche sui rapporti che la banda avrebbe avuto con il mondo politico.Infatti tra le persone arrestate (in tutto 26 quelle finite in carcere stamani, altre sette sono latitanti e 4 erano già dentro) troviamo l’ex Consigliere provinciale di Alleanza Nazionale Carmelo Patti. Inizialmente eletto nelle fila del C.C.D., passò ad A.N. ma il Prefetto di Messina ne decretò la decadenza dal Consiglio dopo una condanna per traffico di droga ad una pena superiore a due anni, ritenuta dalla Legge causa di ineleggibilità.
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