Benigni e il suo show: "Silvio se vuoi diventare un mito, fa come Mina, sparisci!"

SANREMO - Alla fine lo show di Benigni, con la sua irruenza, ha offuscato un festival musicale un po' sonnocchiato dove hanno sfilato cantanti stonati o senza più voci, e dove si sono sentite canzoni scontate e tutto sommato pure bruttine. Per fortuna che c'era Benigni a salvare dal sonno. «Non voglio parlare di politica e non voglio parlare di Berlusconi» ha esordito il comico, che alla fine ha concentrato quasi tutto il suo intervento proprio su Berlusconi. Iniziando a dare al capo del Governo il primo consiglio: se vuole davvero diventare un mito deve fare come Mina. Sparire. Ma non in Svizzera. Ma più lontano, in India, in Nuova Zelanda, e farsi vivo solo di tanto nin tanto. Insomma andare in un'isola lontanissima insieme ad Apicella, e inviare solo dischi e video. «Mina e Osama Bin Laden sono gli unici due al mondo che non si fanno mai vedere e inviano solo video».
Il discorso è finito inebitabilmente sul sesso. il comico toscano ha preso in prestito il testo della canzone di Iva Zanicchi "Ti voglio senza amore". "Spero di non vedere mai Orietta Berti con un coniglietto sulle poppe e sulla patonza" ha tuonato dal palco Benigni "altrimenti mi cade anche l'ultimo mito". Infine ha chiuso difendendo l'amore omosessuale leggendo una lettera di Oscar Wilde. È una storia incredibile che va avanti da millenni. Gli omosessuali non sono fuori dal piano di Dio. Di peccati c'è solo la stupidità. Per rendere l'idea dell'assurdità e ridicolaggine, ricordo che gli omosessuali sono stati seviziati e morti nei campi di concentramento perché amavano un'altra persona. Mettiamo che un eterosessuale si innamori focosamente di una persona dell'altro sesso, e a un certo punto lo prendono, lo torturano e lo uccidono perché si è innamorato. Tanti omosessuali sono stati torturati perché amavano un'altra persona, lasciate stare il sesso. È un'assurdità. È incredibile che si parli ancora degli omosessuali così, con questa incredibile rozzezza. Sono persone che si amano, non è che per colpa loro finisce la razza, come dice qualcuno. Nella storia dell'umanità ci hanno fatto doni enormi, ed è il sentimento dell'amore che caratterizza gli omosessuali. E quando c'è l'amore tutto diventa grande. Nemmeno la fede rassicura, l'unica cosa che rassicura è l'amore». Benigni ha poi ricordato Oscar Wilde, «messo ai lavori forzati per la sua omosessualità. In prigione ha scritto una lettera alla persona per la quale era stato condannato».
Il risultato? Un grande applauso finale che si è trasformato ben presto in una vera e propria standing ovation, con tanto di complimenti anche da parte dell'Arcigay.
La gara
Ma veniamo alla gara che si è svolta con canzoni ben lontane dal capolavoro. Diversi i momenti imbarazzanti della serata: le stonature di Tricarico, bella la canzone, svalorizzata però vocalmente dal cantante. Giù di tono, e di parecchi toni in realtà, Patty Pravo, che si è presentata con una romanza notevole sul piano musicale, molto meno su quello interpretativo. Non ha scosso nè la canzone tanto discussa di Povia "Luca era gay", che al di là del testo si è rivelata priva di impatto, nè tantomeno la canzone di denuncia e le parolacce di Marco Masini, che in passato ha presentato canzoni più dignitose al festival. Sono passati abbastanza inosservati tutti gli altri, chi più (Leali, Dolcenera, Iva Zanicchi, Afterhours, Albano, Marco Carta) chi meno (Renga, il trio Pupo, Paolo Belli e Youssou N’Dour). Alla fine il verdetto: Afterhours, Tricarico e Iva Zanicchi sono i primi tre big eliminati nella serata di esordio. I cantanti possono essere riammessi in gara con il sistema del televoto.
s.f







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