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Etilometri "difettosi" nel caso Gobbi, Zali fa chiarezza

Il Governo chiarisce sull’uso degli etilometri non calibrati nella vicenda che ha coinvolto Norman Gobbi: nessuna patente revocata solo col test precursore.
Ti-Press / Gabriele Putzu
Etilometri "difettosi" nel caso Gobbi, Zali fa chiarezza
Il Governo chiarisce sull’uso degli etilometri non calibrati nella vicenda che ha coinvolto Norman Gobbi: nessuna patente revocata solo col test precursore.

BELLINZONA - Durante la seduta odierna del Gran Consiglio, il Governo ha risposto alle due interpellanze, presentate rispettivamente dal Centro e dal Mps, relative al processo che ha visto protagonisti i due agenti di Polizia, poi prosciolti, nel “caso Gobbi”.

Sul banco degli imputati erano finiti anche gli etilometri in dotazione alla Polizia e usati a seguito dell'incidente stradale che aveva coinvolto il consigliere di stato. Secondo quanto era emerso in aula infatti gli strumenti non erano calibrati in modo corretto. Un difetto che aveva provocato non poca indignazione.

Zali fa chiarezza - «È fondamentale ricordare - ha esordito Claudio Zali - che gli etilometri precursori in dotazione alle pattuglie di polizia hanno una funzione assolutoria e non condannatoria. Se viene accertato che non vi è stata una violazione qualificata legata all’assunzione delle sostanze alcoliche, non viene effettuata nessun’altra indagine. Al contrario, l'eventuale indicazione a un tasso alcolemico qualificato deve essere ulteriormente accertata con un etilometro probatorio e/o un esame del sangue».

Rimane una zona grigia: «Quella delle contravvenzioni in cui il risultato è superiore al limite consentito ma inferiore a quello della violazione qualificata (tra 0.25 e 0.4). La persona controllata può accettare l’esito dell’etilometro precursore rinunciando a chiedere ulteriori verifiche».

Le conseguenze pratiche? - Nessuna licenza di condurre può quindi «essere revocata sulla sola base di un accertamento di un etilometro precursore».

Ma quali sono le conseguenze pratiche? Zali ha in seguito elencato i diversi scenari verificatisi con gli etilometri lacunosi. Nel caso in cui gli etilometri segnino più alcol di quanto ingerito, gli utenti che, per effetto dell’errore, vengono obbligatoriamente sottoposti all’esame probatorio ottengono la rettifica della loro situazione. «Coloro che invece, avendo bevuto poco o nulla, si ritrovano a un tasso alcolemico di contravvenzione possono scegliere un'ulteriore verifica oppure accettare la contravvenzione».

Strumenti difettosi? - C’è però un altro punto sottolineato in aula dal Parlamento. «L’eventualità che gli etilometri possano essere stati gravati da un problema formale come quello in discussione oggi non equivale ad ammettere che essi siano stati difettosi».

Inoltre, il Governo respinge la tesi che una certificazione scaduta comprometterebbe la validità dell’intero processo di verifica. «È da escludere che nella fattispecie ci siano stati procedimenti penali ingiustamente condotti a danno dei cittadini».

Cosa dice la legge - Zali ha poi spiegato che tutti gli etilometri precursori in dotazione alla Polizia cantonale e attualmente impiegati «sono certificati e vengono periodicamente inviati alla ditta produttrice per essere calibrati. Nel 2023 la seconda regolazione è stata posticipata di qualche mese con la conseguenza che sugli apparecchi regolati da più di sei mesi, compariva la scritta “calibrazione scaduta”».

Secondo la legge la regolazione deve avvenire due volte all’anno. «Il manuale d’uso del produttore consiglia un intervallo di sei mesi senza definire dei termini imperativi. Si ritiene quindi che gli etilometri precursori siano stati conformi ai requisiti».

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