Salario minimo? Il "nì" della Lega

Via Monteboglia contro i 3200 franchi al mese, a meno che si reintroduca la "preferenza indigena"
LUGANO - Si aggroviglia il dibattito sul salario minimo. La Lega dei Ticinesi ha reso nota oggi la sua posizione ufficiale, che si può riassumere in un "nì". Favorevole al minimo di per sé, ma contraria a farne «un regalo per i frontalieri».
Finora, voci critiche si erano levate soprattutto a sinistra (Unia, Mps e Verdi). Strali "primanostristi" erano arrivati anche dall'UDC. Ora via Monteboglia si colloca nel mezzo del campo di combattimento.
La cifra oggetto del contendere (3200 franchi lordi al mese) non è di per sé indigesta alla Lega, si legge in un comunicato odierno. Ma è vista come un potenziale "attrattore" di permessi G. Senza contingenti «l'unica conseguenza sarebbe quella di rendere il nostro Cantone ancora più attrattivo per questa categoria, a tutto danno dei ticinesi».
Per appoggiare la nuova misura, in sostanza, la Lega pone come condizione «la reintroduzione della preferenza indigena». Diversamente, il Movimento ravvisa il rischio «una pressione al ribasso» sui salari, che «potrebbe rivelarsi nefasta in particolare per quelle paghe che sono di poco superiori al minimo».




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!