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LUGANOContagio di epatite c al Civico: "Caso rarissimo. Nessun rischio per gli altri"

21.05.14 - 16:15
Le rassicurazioni del medico cantonale: "Non bisogna banalizzare quanto accaduto. Abbiamo esaminato tutti gli esami effettuati negli ultimi 12 mesi. La popolazione può stare tranquilla"
Ti-Press (archivio)
Contagio di epatite c al Civico: "Caso rarissimo. Nessun rischio per gli altri"
Le rassicurazioni del medico cantonale: "Non bisogna banalizzare quanto accaduto. Abbiamo esaminato tutti gli esami effettuati negli ultimi 12 mesi. La popolazione può stare tranquilla"

LUGANO - Incute sicuramente timore la notizia di 4 persone contagiate dal virus dell'epatite c al Civico di Lugano. A maggior ragione perché avvenuta tramite un'indagine clinica tra le più comuni, la TAC. Ben un terzo della popolazione ticinese, infatti, fa almeno una Tomografia assiale computerizzata l'anno. Sono quindi più di 100mila l'anno.

Il timore, rassicura Giorgio Merlani, medico cantonale, è però ingiustificato.
"Di per sé non è ovviamente la TAC che ha permesso la trasmissione dell'epatite c, ma la preparazione necessaria per iniettare il mezzo di contrasto”.

Questo cosa vuol dire, che è stato utilizzato lo stesso ago per tutti i pazienti?
"Non bisogna banalizzare quanto accaduto. Parlare di utilizzo dello stesso ago o di trasfusione di sangue contaminato è avere una visione del sistema sanitario che non è concepibile al giorno d'oggi. A volte si verificano situazioni, in cui anche i professionisti possono incappare in manipolazioni non corrette, che possono generare dei problemi”.

Ad esempio?
"A volte può restare contaminato un presidio medico che entra in contatto con il paziente. Ma questa è solo un'ipotesi. Sono casi rarissimi, ma che possono accadere”

Quanto rari?
"Affinché venga trasmesso il virus dell'epatite, ma anche di altre malattie trasmissibili tramite il sangue, ci vogliono una serie di almeno 4 eventi sfortunati: innanzitutto ci deve essere un paziente positivo; in secondo luogo ci vuole la contaminazione; quindi l'errore umano e la procedura che non ha potuto impedire l'errore. Non dobbiamo pensare che da noi o in altri Cantoni o Paesi queste cose non accadano, la Svizzera, nelle infezioni nosocomiali, è al pari di tutti i Paesi con sistemi sanitari simili al nostro".

L'HCV è trasmesso principalmente per contatto diretto con il sangue infetto, come è possibile che sia stato trasmesso?
"Evidentemente, in questo caso, il contatto è stato indiretto. Nel senso che il sangue di questo paziente positivo ha contaminato in maniera invisibile qualche strumento che poi è entrato in contatto con l'altro paziente. Cosa ora sia accaduto esattamente non lo sappiamo, un'inchiesta è in corso e sarà il Ministero pubblico a stabilire la verità e le eventuali responsabilità".

È vero però che nella procedura è stata identificata un'anomalia…
"Ed è stato sufficiente per noi per capire che da qualche parte la procedura utilizzata non ha funzionato a dovere. Questo è servito per apportare i correttivi necessari. Inoltre, grazie al fatto che ci siamo resi conto di questa anomalia, abbiamo potuto identificare il problema e comunicare prontamente la cosa agli altri pazienti che sono già stati presi a carico e saranno curati. Per quanto riguarda l'aspetto dell'assunzione della responsabilità, una volta che verrà accertato il nesso causale, è indubbio che l'assicurazione si occuperà del risarcimento”.

Come avete fatto a rendervi conto che qualcosa era andato storto?
"L'epatite c rientra tra le malattie a comunicazione obbligatoria. Una volta che riceviamo la comunicazione dal laboratorio analisi contattiamo il medico che deve compilare un questionario e cercare di risalire all'origine del contagio. In questo caso il paziente ha ricordato l'episodio della TAC come l'unico contatto possibile con sangue o siringhe. Da qui è partita un'indagine che ci ha permesso di riscontrare il secondo caso e quindi i 14 pazienti potenzialmente a rischio per aver fatto quell'esame in quel giorno e con quelle modalità. Sono stati tutti contattati ed esaminati. Questo ci ha permesso di trovare i 4 positivi".

In ogni caso ora possiamo rassicurare la popolazione?
"Si è trattato comunque di un caso rarissimo e localizzato in quel singolo giorno. Tutte le persone che erano potenzialmente a rischio sono state contattate, portate in ospedale, informate dal punto di vista medico e amministrativo. Chi non è stato contattato può escludere di essere stato tra le persone a rischio. In secondo luogo abbiamo voluto essere sicuri che fosse un evento isolato. Abbiamo estratto tutti gli esami effettuati negli ultimi 12 mesi, oltre 40 mila e li abbiamo confrontati con tutti i casi di epatite segnalati. Gli unici casi, quindi sono quelli di quel 19 dicembre. La procedura, infine, ha subito dei correttivi. Non c'è quindi nessun altro rischio per gli altri”.

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