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Ucraino alla dogana di Chiasso con 170mila euro: «Era un corriere legato al narcotraffico»

L'uomo, un 68enne residente a Kiev, è stato ritenuto colpevole di riciclaggio di denaro.
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Ucraino alla dogana di Chiasso con 170mila euro: «Era un corriere legato al narcotraffico»
L'uomo, un 68enne residente a Kiev, è stato ritenuto colpevole di riciclaggio di denaro.

BELLINZONA - «Ha funto da corriere per il trasporto di denaro legato al narcotraffico». È quanto ha detto oggi Fiorenza Bergomi, giudice del Tribunale penale federale di Bellinzona, su un 68enne ucraino che il 9 aprile 2023, giorno di Pasqua, è stato fermato alla dogana di Chiasso Brogeda mentre cercava di trasportare dalla Svizzera all'Italia una somma in contanti pari a oltre 174mila euro.

L'uomo, che risiede a Kiev e non si è presentato in aula per l'annuncio della sentenza, è stato giudicato colpevole di riciclaggio di denaro. Per lui è stata comminata una pena di quattro mesi di detenzione sospesa con la condizionale, più l'espulsione dalla Svizzera per un periodo di tre anni.

Ma facciamo un passo indietro. Tentando di attraversare il confine, il 68enne aveva occultato l'enorme somma in uno zaino che si trovava sul sedile passeggero. In seguito al suo fermo e al successivo arresto aveva poi dichiarato di aver ricevuto il denaro in Belgio, spiegando che doveva essere utilizzato per comprare armi per la guerra in Ucraina e sostenendo di far parte di una rete di volontari attivi a questo scopo e installati in tutta Europa.

Le tracce di droga - Le banconote, così come le mani dell'ucraino, sono però risultate essere contaminate da cocaina, e nella vettura che conduceva, una Volkswagen targata Lituania, sono state rilevate tracce di eroina, metanfetamina, anfetamina, metadone e acetilcodeina. Il Ministero pubblico della Confederazione aveva quindi aperto un'inchiesta, sfociata in un processo.

«Per quanto riguarda le tracce di cocaina, le percentuali rilevate sulle banconote contaminate risultano variabili», ha premesso la giudice Fiorenza Bergomi. «Il livello di contaminazione dovuto alla normale circolazione delle banconote si attesta però intorno all'1,0, e nel caso concreto i livelli erano significativamente superiori a tale soglia».

Mazzette su mazzette - Il legame tra il denaro e un traffico di stupefacenti «è peraltro corroborato da altri riscontri oggettivi, come il confezionamento delle banconote mediante imballaggio sottovuoto e il fatto che le mazzette fossero composte da banconote di basso e medio taglio». Nell'auto era inoltre presente una macchinetta contasoldi, il che, per la Corte, suggerisce che il denaro fosse fonte di profitto indizio di un traffico di droga. E anche il veicolo era contaminato da molteplici sostanze stupefacenti.

Dagli scambi tra l'imputato e il figlio sono poi emersi altri elementi indizianti, tra cui un timore nell’attraversare i confini e riferimenti a pacchi e imballaggi.

«Spiegazioni illogiche» - Oltre a ciò, le spiegazioni fornite dal 68enne sono state definite come contraddittorie e illogiche. «Ha più volte ricondotto i fondi a una raccolta collegata con la guerra in Ucraina, ma tali presunte attività sono state descritte in modo del tutto incongruente. Al dibattimento l'imputato ha parlato di soldi da portare ai rifugiati ucraini, mentre in una prima fase aveva riferito che sarebbero stati utilizzati a scopo bellico, per acquistare armi e apparecchiature».

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