Condannata a tre anni e otto mesi di carcere, più l'espulsione dalla Svizzera, una 21enne del Comasco.
LUGANO - È stato un tentato omicidio, seppur per dolo eventuale, quello commesso da una 21enne del Comasco ai danni di un 32enne ticinese lo scorso 11 novembre al Bar Viale di Bellinzona. Lo ha stabilito questo pomeriggio la Corte delle Assise criminali di Lugano.
Per la giovane è stata comminata una pena di tre anni e otto mesi di carcere, a cui si aggiunge l'espulsione dalla Svizzera per cinque anni.
Poteva andare molto peggio - «Non vi sono elementi per dire che l'imputata volesse uccidere il 32enne», ha premesso il giudice Paolo Bordoli. «D'altro canto, sia per la localizzazione dei colpi che per le potenzialità dell'arma utilizzata e per la dinamicità dell'azione, le conseguenze dei fendenti potevano essere ben più gravi. E solo grazie a un caso fortuito ciò non si è verificato».
La vittima, infatti, non era ferma al momento dei fatti, ma in movimento. «Lo mostrano le immagini della videosorveglianza. Ciò è inoltre dimostrato anche dal fatto che i due fendenti, sferrati in rapidissima sequenza, nel breve evolversi di qualche centesimo di secondo non hanno toccato punti vicinissimi».
Per la Corte, in definitiva «colpire a caso in quella zona, dove sono presenti arterie vitali, vuol dire prendere in considerazione la possibilità di provocare la morte della persona».
Un accoltellamento «inutile» - Al reato di tentato omicidio per dolo eventuale si aggiunge poi quello di delitto contro la legge federale sulle armi, considerato che la giovane ha introdotto illegalmente in territorio svizzero, dal valico ferroviario di Chiasso, il coltello da lei usato quella sera.
La colpa della 21enne è quindi stata giudicata come medio-grave dal profilo oggettivo e grave dal profilo soggettivo «soprattutto considerata la facilità e inutilità del gesto».
Nella commisurazione della pena la Corte ha comunque preso in considerazione la giovane età dell'imputata, il suo vissuto difficile, l'assenza di precedenti e la sua attuale situazione carceraria (ovvero la detenzione alla Farera, struttura pensata, in teoria, solo per una detenzione preventiva).
Durante il dibattimento di questa mattina, lo ricordiamo, la pubblica accusa aveva chiesto una pena di quattro anni di carcere, più l'espulsione dalla Svizzera per otto anni. La difesa, al contrario, puntava a una condanna per lesioni semplici qualificate e aveva chiesto una pena di otto mesi di carcere, in parte da sospendere con la condizionale, unita all'immediata scarcerazione della giovane.