«Volevo i soldi per la cocaina, l'ho accoltellato d'istinto»


È quanto ha dichiarato un 21enne ticinese che lo scorso ottobre a Mendrisio ha accoltellato un 25enne per strada, ferendolo gravemente.
È quanto ha dichiarato un 21enne ticinese che lo scorso ottobre a Mendrisio ha accoltellato un 25enne per strada, ferendolo gravemente.
LUGANO - «Sono molto dispiaciuto per quello che ho fatto. È ingiustificabile, ma non avevo assolutamente intenzione di uccidere, né pensavo di poter cagionare, con il mio gesto, la morte del 25enne». È quanto ha dichiarato oggi a processo il 21enne del Mendrisiotto che lo scorso 27 ottobre in via Gismonda a Mendrisio ha accoltellato un passante mentre tentava di rapinarlo.
La vittima, un 25enne italiano studente dell'Accademia di architettura, aveva riportato gravi ferite e rischiato la vita.
Per il ticinese la pubblica accusa ha chiesto una pena di sei anni e mezzo di detenzione sospesa in favore di un trattamento stazionario per la cura della tossicodipendenza presso Villa Argentina. La difesa ha invece chiesto che venga prosciolto dall'accusa di tentato omicidio intenzionale e ha proposto tre anni di detenzione sospesi in favore di un trattamento stazionario. La sentenza è attesa per le 17 odierne.
«Mi ha tirato un pugno e d'istinto l'ho accoltellato» - «Quella sera ho bevuto un po' di birra e vino a casa, poi sono uscito per cercare della cocaina», ha spiegato il 21enne in aula. «Ho bevuto ancora qualche birra al bar Növ Matag e non avevo soldi, così ho visto questo ragazzo passare e glieli ho chiesti. Inizialmente ho chiesto gentilmente, poi sono diventato più insistente e lui mi ha spintonato, così l'ho spintonato anch'io. Lui mi ha tirato un pugno e, d'istinto, l'ho colpito al fianco con il coltello».
«È giusto che lei aveva già una mano nella tasca in cui c'era il coltello?», gli ha chiesto il giudice Amos Pagnamenta. «Sì, ma pensavo di utilizzarlo solo per minacciare la vittima, per farmi dare i soldi».
Il ritorno al bar - «E, dopo averlo colpito, ha chiesto ancora i soldi?», ha insistito Pagnamenta. «Sì, dalla sua reazione non pensavo si fosse fatto così male, in quel momento non mi rendevo conto. Lui comunque mi ha trattenuto e a quel punto è arrivato un ragazzo che ci ha separati. Io sono tornato al bar e infine sono andato a casa».
Stando al perito psichiatrico il 21enne è affetto da un disturbo della personalità di tipo misto e al momento dei fatti soffriva di disturbi psichici e comportamentali dovuti al consumo e all'astinenza da cocaina, nonché al consumo di alcol e cannabinoidi. In lui è stata rilevata una scemata imputabilità di grado medio e un elevato rischio di recidiva. Il perito ha quindi suggerito una cura stazionaria a Villa Argentina. «Sono d'accordo e so che necessito di aiuto», ha commentato l'imputato.
«La vittima era nel posto sbagliato al momento sbagliato» - La parola è quindi passata alla pubblica accusa. «Succede sempre più spesso di confrontarsi con giovani che girano con coltelli o altre armi. E questo preoccupa molto», ha esordito il procuratore pubblico Zaccaria Akbas. «Infatti di ferimenti gravi come questo ne vediamo sempre più di frequente».
«Chiedeva denaro anche dopo l'accoltellamento» - «La vittima era nel posto sbagliato al momento sbagliato, poteva succedere a chiunque. A far scattare l'autore è stato il fatto che il 25enne si è rifiutato di assecondarlo», ha sottolineato Akbas. «Dopo che l'ha colpito al volto con un pugno, il 21enne l'ha accoltellato, di punta, con un rapido fendente. Il malcapitato non si è subito accorto di essere stato colpito e l'imputato, non pago, ha nondimeno insistito con la richiesta di denaro».
«Ha agito per rabbia» - «Non oso immaginare cosa avrebbe fatto il giovane se qualcuno non fosse intervenuto. Avrebbe anche potuto riprendere in mano il coltello e colpire di nuovo», ha osservato il procuratore, precisando che «la coltellata è stata dettata dalla rabbia di essere stato osteggiato dal giovane e di aver ricevuto un pugno da lui».
Il 25enne, che ha subito ferite alla milza, ha quindi necessitato un'operazione d'urgenza. «Fortunatamente l'ospedale era a pochi minuti da lì», viene fatto notare.
La localizzazione della coltellata è inoltre stata ritenuta particolarmente impressionante: «Quando si punta al tronco di una persona molti degli organi che potrebbero essere coinvolti sono vitali. È andata bene, potevamo essere confrontati con un omicidio compiuto, non solo tentato», ha concluso l'accusa.
«Un trauma incancellabile» - Dal canto suo l'avvocato Matteo Quadranti, rappresentante legale della vittima, ha chiesto un risarcimento per torto morale pari a 20mila franchi. «Quella notte la vita di un giovane ragazzo è stata esposta a un serio pericolo di morte a causa dello spregiudicato agire del qui presente imputato. Il 21enne non si è fatto alcuno scrupolo, alla prima resistenza (più che legittima), ad accoltellare il povero 25enne. L'imputato, peraltro, ha avuto più occasioni per andarsene e cessare l'aggressione, ma non l'ha fatto. Per il mio assistito le ripercussioni, oltre che fisiche, sono di carattere psicologico: quello che ha sofferto è un trauma incancellabile e in lui permane un senso di timore e angoscia, anche considerato che non ha fatto nulla per indurre il 21enne ad accoltellarlo».
«Non aveva intenzione di uccidere» - A esprimersi è stata infine la difesa, che ha chiesto il proscioglimento del 21enne dall'accusa di tentato omicidio intenzionale e che il risarcimento per torto morale venga contenuto in una somma di 5'000 franchi.
«L'imputato ha ammesso i fatti fin dal suo primo interrogatorio e ha pienamente collaborato con gli inquirenti», ha detto l'avvocato Nicola Orelli. «Ha compreso la gravità del suo gesto e si è sinceramente pentito. Tuttavia, sebbene il gesto compiuto sia molto grave e ingiustificabile, ciò non significa che vi fosse un'intenzionalità di uccidere».
Orelli ha quindi fatto riferimento al vissuto del 21enne. «La vita non è stata clemente con il mio assistito, che fin da piccolo ha dovuto sottoporsi a terapie farmacologiche ed era seguito a livello psicologico e psichiatrico», ha contestualizzato. «Nel 2018 la madre ha fatto in modo che interrompesse l'assunzione di medicamenti e la terapia in quanto "non le piaceva", il che ha portato il giovane a consumare alcol e droga. Nel 2022 c'è poi stata la separazione dei genitori e nel 2023 il padre è deceduto. A partire da quel momento il suo consumo di cocaina è aumentato esponenzialmente».
«Una reazione automatica» - E si arriva alla notte dei fatti. Il 21enne non aveva denaro a sufficienza per procurarsi la sostanza, e ha agito in quel modo per procurarsela, ha sostenuto la difesa.
«Non aveva quindi alcuna intenzione di uccidere, né con dolo diretto, né con dolo eventuale, né aveva pensato che il suo gesto potesse cagionare la morte del 25enne. Il giovane ha inoltre spiegato di aver portato con sé il coltello come strumento di difesa, perché nella compravendita di stupefacenti gli era capitato di trovarsi in situazioni di pericolo. La sua è stata una reazione automatica, scattata d'istinto in reazione al pugno della vittima».
Il 21enne, viene infine specificato, non è peraltro istruito «e all'epoca non sapeva nemmeno cosa fosse la milza, né che nella zona vi fossero altri organi vitali».