Le prime parole del giovane reporter ticinese dopo la scarcerazione in Venezuela: «Sono stanco, ma posso dirvi che ci hanno trattati con rispetto»
COMANO/ CARACAS – «Continuerò a fare il mio reportage, fino in fondo. Di più non ti posso dire, al momento». È un Filippo Rossi provato, quello che si racconta dal Venezuela. Il 27enne di Comano, reporter freelance, era stato arrestato negli scorsi giorni durante un'inchiesta nel Paese sudamericano per essere stato trovato in possesso di apparecchi di registrazione non autorizzati. «Non posso e non voglio dirti esattamente dove mi trovo. Penso tu possa capirmi... Ti dico solo che sto per andare a dormire. Sono molto stanco e sto bene».
Visita al carcere – Oltre a Rossi sono tornati in libertà anche l'italiano Roberto di Matteo e il giornalista locale Jesus Medina. I tre erano intenzionati a entrare nella prigione di Tocoron, nello Stato di Aragua, per svolgere appunto un reportage. Rossi, in particolare, stava trascorrendo alcune settimane a Caracas e dintorni per cercare di raccontare la drammatica realtà locale. Lui stesso, poco tempo fa, in un blog aveva presentato Caracas come la città più pericolosa del mondo.
Le imprese nei deserti – È un ragazzo coraggioso, Filippo Rossi. Laureato in scienze politiche, arabo e portoghese a Zurigo, è noto anche per la sua attività sportiva come corridore estremo, soprattutto nei deserti. Ma è soprattutto la voglia di rivelare scomode verità a contraddistinguere questo giovane, curioso per natura.
Una missione da concludere – Nonostante la brutta esperienza con le autorità venezuelane, Rossi non fa polemiche. «Ci hanno trattati con rispetto». E aggiunge: «Io e il mio collega abbiamo deciso di fare una dichiarazione unica per tutti gli organi di stampa, in maniera approfondita. La faremo più avanti. Ora dobbiamo portare a termine quello che abbiamo iniziato».
#8Oct El Tribunal 5to. de Control a cargo de la Juez Alfonsina Vega, no imputó ningún delito a los periodistas detenidos en el CPA #Tocorón pic.twitter.com/wH8rxjKWub
— Eleazar Urbaez (@FEDGLOCK) 8 ottobre 2017
#Oficial 1 La detención de los 3 periodistas fue practicada por el #MPPSP y la Dir del Penal de #Tocorón, donde les decomisan sus equipos pic.twitter.com/EYUJ8vUwNU
— Eleazar Urbaez (@FEDGLOCK) 7 ottobre 2017
In uno dei più violenti carceri di questo mondo, giornalisti europei trattati come ospiti di lusso: mah.......
mettendo le mani (nude) in un cesto indiano.....rischi di farti mordere da un cobra....
Adesso arriva il conto del DFE......mmmmmh...
E certo che li hanno trattati con rispetto!! Con tutte le fake news che ho letto sul Venezuela poco ci manca che ora sono anche cannibali... Comunque se si fossero informati ed avessero chiesto l'autorizzazione necessaria non sarebbero stati sicuramente arrestati. Sono curioso di leggere la "dichiarazione unica per tutti gli organi di stampa" promessa: verità o ulteriori fake news?