Chiesti sei anni e nove mesi per l’ex dirigente bancario

Malversazioni per quindici milioni di euro: l’accusa parla di «colpa molto grave»
MENDRISIO – «Un’autodenuncia forzata». È così che la procuratrice pubblica definisce la decisione di Domenico Petrella – l’ex dirigente bancario di Julius Bär e poi gestore patrimoniale per Isis Partners SA a processo per appropriazione indebita, truffa (qualificata) e falsificazione in documenti – di presentarsi in magistratura. «Quando l’imputato apprende di essere stato scoperto, non reagisce come una persona già intenzionata a costituirsi spontaneamente» afferma ancora l’accusa, che alla Corte delle Assise criminali di Lugano (riunita a Mendrisio) presieduta dal giudice Mauro Ermani chiede quindi la condanna a sei anni e nove mesi di detenzione e al risarcimento del danno. E aggiunge: «Quanto commesso dall’imputato è oggettivamente molto grave».
Chinandosi sulla questione della dipendenza dal gioco d’azzardo, la procuratrice pubblica sottolinea che il disturbo patologico non può giustificare le malversazioni (si parla di circa quindici milioni di euro): «L’imputato era perfettamente capace di intendere e di volere» dichiara, rimarcando che l’ex dirigente di 56 anni ha danneggiato una quarantina di clienti, agendo in modo «seriale».
«Sono clienti derubati» - I rappresentanti degli accusatori privati insistono sul danno subito dalle vittime, parlando di «clienti della banca che sono stati derubati», come dice l’avvocato Daniele Timbal. E i legali invitano inoltre la Corte a respingere la richiesta di risarcimento avanzata dalla banca Julius Bär.
Domattina alle 9 la parola passa all’avvocato Marco Masoni, difensore dell’ex dirigente alla sbarra.




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