Eterologa legale in Italia: l’eldorado ticinese della fecondazione chiude i battenti?

Gli italiani che si rivolgono alle cliniche specializzate del cantone rappresentano dal 50 al 75% della loro clientela. Come reagiscono queste strutture?
LUGANO - Fino alla sentenza della Corte costituzionale che, mercoledì, ha sancito l’illegittimità del divieto della fecondazione eterologa, molte coppie italiane si recavano all’estero per ottenere il seme o l’ovocita di un donatore. Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Osservatorio sul turismo procreativo, erano circa 2700 ogni anno. La destinazione di 700 di loro era la Svizzera, dove è legale solo la donazione di sperma e solo a coppie sposate.
Per ragioni di vicinanza e di lingua, o per seguire il ginecologo di fiducia, la maggior parte di questi italiani “in fuga” approda (o è meglio dire approdava?) in Ticino. Come hanno reagito, qui, le cliniche per la procreazione assistita alla notizia della liberalizzazione dell’eterologa nella vicina Italia?
Le tre strutture che abbiamo contattato, innanzitutto, concordano sul fatto che gli italiani sono i principali clienti. “Direi che il 65% è italiano, il 25% svizzero e il resto sono pazienti che vengono da altri Paesi europei o dalla Russia”, spiega Luca Gianaroli dell’Iirm di Sorengo. Una percentuale di poco superiore la registra la Procrea di Lugano (“fra il 70 e il 75%”). L’Endomed di Bellinzona, invece, dice di assistere a una flessione già dal 2008: “La clientela italiana è diminuita e si aggira intorno al 50-60%”, spiega il direttore, Nicola Doldi.
La paura di perdere una clientela simile, quindi, si farà sentire. In realtà: dipende. Per l’Iirm e Procrea, per esempio, la stragrande maggioranza dei pazienti dall’estero viene per la fecondazione omologa, permessa anche in Italia. “In termini assoluti, la necessità di un’inseminazione eterologa, con le tecniche a disposizione oggi, è molto ridotta: tocca il 2-3% delle coppie”, premette il dott. Gianaroli dell’Iirm. “Nei centri svizzeri o comunque in quelli più vicini a Paesi in cui la legge vieta queste pratiche, le percentuali si alzano, così da noi l’eterologa arriva al 7-8%”, concede Gianaroli. Minimizza l’incidenza del ‘turismo da eterologa’ anche Procrea: “Si attesta più o meno al 10% dei pazienti”, spiega il direttore, Gian Piero Brunello. Situazione un po’ diversa da Endomed dove, “per quanto riguarda le coppie italiane, circa l’80% è eterologo ed è proprio spinto dall’impossibilità di farlo in Italia”, spiega il dott. Doldi.
Pronostici, quindi? Per il dott. Gianaroli (Iirm), la liberalizzazione in Italia provocherà “certamente una diminuzione” della clientela italiana. Secondo lui, d’altronde, “la coppia italiana, a parità di trattamento, deve già avere dei grossi incentivi” per recarsi in Svizzera. A ostacolarla il “doppio handicap” di costi “di base del 20-30% più alti” e di procedure in patria spesso pagate dal sistema sanitario nazionale. E quali sarebbero questi incentivi che portano a varcare comunque il confine? “Voler seguire il professionista di cui ci si fida, per esempio”, precisa Gianaroli. Procrea ribadisce che la percentuale di chi viene in Svizzera per l’eterologa è già comunque molto bassa. Secondo il direttore Gian Piero Brunello, del resto, “la clientela dall’Italia si rivolge a noi, sì, anche per l’eterologa, ma soprattutto per la qualità e per i risultati”.
Endomed guarda invece alle novità dall’Italia in maniera più pessimistica, sì, ma anche più articolata. Quel 50-60% di clientela italiana “potrebbe avere una decurtazione di circa il 40%”, spiega il dott. Doldi. “Non immediatamente e non per forza però: molto dipenderà da come si svilupperanno le linee guida del Ministero della sanità” italiano, precisa. Inciderà il modo in cui sarà regolamentata la donazione di sperma (“secondo la legge sulla donazione degli organi, per esempio”). Oppure, aspetto che non interesserebbe comunque il turismo verso la Svizzera dove l’ovodonazione è per ora vietata, peserà la maniera in cui sarà disciplinata la donazione di ovuli. “Se l’eterologa non verrà fatta con l’utilizzo di ovociti da donatrice, ma attraverso quello che si chiama ‘egg sharing’, ovvero l’utilizzo di ovociti ‘avanzati’ da coppie che li lasciano a disposizione, gli italiani continueranno ad andare in Spagna o in Grecia”. Secondo il dott. Doldi, infatti, “utilizzare gli ovociti ‘avanzati’ da altre coppie riduce di molto le possibilità” di concepimento.
Niente fuga dal Ticino, insomma? “Può darsi che in Italia introducano delle normative così restrittive che la gente continuerà a fare né più né meno quello che ha fatto finora” conclude Doldi. Può darsi, in fin dei conti, che continui anche a venire in Svizzera inseguendo il sogno di avere un bambino.




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