Contrabbando di carne? «Qui nessun deposito clandestino»

Il Municipio di Campione d'Italia smentisce il coinvolgimento nel presunto traffico illecito di bistecche verso la Svizzera
Il Municipio di Campione d'Italia smentisce il coinvolgimento nel presunto traffico illecito di bistecche verso la Svizzera
CAMPIONE D'ITALIA - Il Comune di Campione d’Italia prende posizione in merito all’inchiesta pubblicata nei giorni scorsi da Il Fatto Quotidiano, dalla quale emergerebbe un traffico illecito di carne che utilizzerebbe l’enclave come punto strategico per l’immissione di bistecche e altri prodotti sul mercato svizzero.
In una nota ufficiale, il Comune dichiara nero su bianco che all’interno del suo territorio «non ci sono depositi clandestini di carni in aree discoste, né risultano vicende di contrabbando di quei generi che interessino o abbiano mai interessato l’exclave». Una presa di posizione netta, che smentisce le notizie di stampa «sia previo accertamento dello stato degli spazi destinati a deposito in prossimità dell’area ex Tennis, sia sulla scorta di quanto confermato dall’Agenzia delle Dogane, cui non risultano aperti a Campione d’Italia contenziosi in materia di carni, il cui afflusso nell’exclave dall’Italia non esorbita, a quanto risulta, dalle necessità locali».
Per l’amministrazione comunale, inoltre, «è grottesco immaginare che carni eventualmente portate illecitamente in Canton Ticino debbano approdare nell’exclave per essere poi ri-contrabbandate in Svizzera. Il fenomeno, quindi, non riguarda in alcun modo la realtà campionese, dove non si è mai saputo che imbarcazioni abbiano solcato il Ceresio nottetempo per trasbordi di generi alimentari (salvo forse dopo l’affrancamento dell’exclave dalla Repubblica sociale italiana, negli ultimi anni di guerra, ma per derrate che giungevano soccorrevoli a Campione d’Italia dalla Svizzera)».
Il mercato nero della carne sudamericana - L’inchiesta del Fatto Quotidiano — pubblicata lo scorso 27 ottobre — ha portato alla luce un presunto contrabbando di carne gestito da una rete collegata a cosche mafiose e a imprenditori svizzeri insospettabili. Le tracce del traffico condurrebbero fino alla Triple Frontera, la terra di nessuno tra Argentina, Brasile e Paraguay. È proprio lì, secondo quanto ricostruito, che avrebbe origine il flusso della carne sudamericana — e non solo, dato che nella stessa area si intreccerebbero traffici di droga, armi e denaro sporco — che giunge in Italia attraverso canali apparentemente legali. Grazie a documenti formalmente in regola, la merce riuscirebbe a superare senza ostacoli navi, porti e dogane, fino a raggiungere la destinazione finale: Campione d’Italia, appunto.
Solo nel 2024, l'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha intercettato 208 tonnellate di carne illegalmente importata. Quantitativo che sale complessivamente a 500 tonnellate di carni e frattaglie destinate al mercato nero negli ultimi tre anni, per un valore complessivo superiore ai 10 milioni di euro. Una cifra che, considerando il prezzo della merce alle nostre latitudini, crescerebbe fino a oltre 40 milioni: un margine appetibile per le organizzazioni mafiose.
Sul tema, appena una settimana fa, Mauro Minotti (Lega dei Ticinesi) ha presentato un’interrogazione al Consiglio di Stato chiedendo un rafforzamento dei controlli e sottolineando come il mercato nero della carne comporti costi e rischi rilevanti: in primo luogo di sicurezza alimentare, ma anche economici e di concorrenza sleale.




