Vuota che più vuota non si può

Una volta era una delle città ticinesi più "in". Adesso sembra caduta in disgrazia. E non pare riuscire a rialzarsi. Il dramma silenzioso di Chiasso.
Una volta era una delle città ticinesi più "in". Adesso sembra caduta in disgrazia. E non pare riuscire a rialzarsi. Il dramma silenzioso di Chiasso.
CHIASSO - Povera Chiasso. Nonostante gli sforzi di negozianti e autorità il centro è spesso desolatamente vuoto. Una situazione che si protrae ormai da una ventina d'anni. E che crea grande amarezza in chi ha una piccola attività commerciale. «Le cose sono cambiate – sostiene Davide Rampoldi, presidente della Società dei commercianti del Mendrisiotto –. Durante la settimana ci sono persone che circolano, lavoratori. Spesso sono frontalieri che sul territorio lasciano poco. Si portano la schiscetta e non vanno nei nostri negozi».
Gente con poco potere d'acquisto – Stando ai "vecchi" chiassesi, quelli che hanno vissuto gli anni del boom, a Chiasso è proprio cambiato anche il tessuto sociale. Rampoldi non lo può negare. «Col tempo Chiasso si è trasformata. È diventata una città d'accoglienza, ci sono tanti migranti. Allo stesso tempo ci sono anche diversi ticinesi in assistenza. Queste persone purtroppo non hanno un potere d'acquisto, non si può pensare che contribuiscano a fare girare l'economia. Tante non escono nemmeno di casa. È un fenomeno che impoverisce anche la visione che la gente esterna ha di Chiasso».
Una brutta etichetta – «Questa brutta etichetta ce l'hanno appiccicata dai tempi di Via Odescalchi – dice il sindaco Bruno Arrigoni –. È ingenerosa. Perché nel frattempo sono stati fatti grandi sforzi per sistemare sia quella via, sia altre zone della località».
Quei fattori storici – Ma come si pone il sindaco nei confronti del vuoto che regna in centro? «La crisi dei piccoli commerci è in corso ormai da tanto tempo. Da quando è stato tolto il segreto bancario: Chiasso in questo aveva una specie di monocultura. E poi c'è il cambio franco-euro sfavorevole, con la frontiera vicina non è il massimo. Dobbiamo conviverci».
Se c'è un evento... – «Anche perché – gli fa eco Rampoldi – l'ipotesi di creare una zona franca per la zona di Chiasso non trova riscontri a Berna». «Però – riprende Arrigoni – constatiamo un aspetto importante: quando al weekend non c'è niente il centro è vuoto, se però si crea un evento la gente arriva. Forse servirebbe più coraggio in tal senso».
Pedonalizzazione: urge un dietrofront? – «A me piace che i centri siano pedonali – riprende Rampoldi –. Quello di Chiasso forse non dovrebbe essere così però. Non ha la storia per esserlo. E andrebbe fatta una riflessione».
«Attirare aziende» – «Dal canto nostro – precisa il sindaco – stiamo facendo di tutto per attirare nuove aziende. Recentemente una nota banca ha trasferito 170 impieghi da Bedano a Chiasso. Abbiamo affitti più bassi. E siamo geograficamente più interessanti per gli istituti che trattano con la clientela italiana. Questi 170 nuovi impieghi potrebbero portare più movimento anche a livello di shopping».
«Certe cose non succedono quasi più» – «Per il momento – evidenzia Rampoldi – non si vede un beneficio concreto. Si parla anche di uno spazio da dedicare all'intelligenza artificiale. Anche a tal proposito si auspica che arrivino persone in più che riempiano il centro. Però dobbiamo farcene una ragione: non succede quasi più che uno esca in pausa pranzo e vada a comprarsi un paio di scarpe da 200 franchi, anche a causa dello shopping online».
«Ma Chiasso è anche altro» – Arigoni conclude con un messaggio positivo: «Forse si sta insistendo troppo su un tempo che non può più tornare. Chiasso è anche altro. Non solo il centro e non solo piccoli commerci. C'è anche la cultura. Abbiamo iniziative, come la mostra appena inaugurata sulla carriera di Sofia Loren, che tanti ci invidiano».
Che ne è del progetto dell'ex centro Ovale?
L'obiettivo era quello di aprire entro fine 2025. Per una serie di situazioni particolari l'inaugurazione di Ellipticum, il nuovo spazio all'interno dell'ex Centro Ovale di Chiasso, scivola di almeno sei mesi. «Abbiamo avuto dei contrattempi, indipendenti dalla nostra volontà», evidenzia uno dei promotori del progetto.
Secondo le intenzioni lo stabile dovrebbe diventare una sorta di tempio dell'intrattenimento digitale, con particolare attenzione all'ambito degli e-sport. «L'idea è ancora concreta. Al momento gli spazi non sono occupati da nessuno. Anzi, abbiamo appena finito di svuotare completamente l'ex centro commerciale. Sono anche state tolte le vecchie luminarie che stavano sulla cupola. Il prossimo passo sarà quello di sistemare il manto esterno. Noi crediamo ancora fermamente in Ellipticum».


















































