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Social, emozioni e IA: il digitale visto con gli adolescenti

Con Happiness2.0 un viaggio nel rapporto tra adolescenti, benessere digitale e intelligenza artificiale. Gli esperti: «Serve rafforzare l’alfabetizzazione digitale, includendo la consapevolezza relazionale».
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Social, emozioni e IA: il digitale visto con gli adolescenti
Con Happiness2.0 un viaggio nel rapporto tra adolescenti, benessere digitale e intelligenza artificiale. Gli esperti: «Serve rafforzare l’alfabetizzazione digitale, includendo la consapevolezza relazionale».
LUGANO - Social, intelligenza artificiale ed... emozioni. Com'è il mondo digitale di oggi visto con gli occhi degli adolescenti? Ne abbiamo discusso con Elena Marchiori, Capoprogetto presso il laboratorio urbano della Città Lugano Living Lab e Doce...

LUGANO - Social, intelligenza artificiale ed... emozioni. Com'è il mondo digitale di oggi visto con gli occhi degli adolescenti?
Ne abbiamo discusso con Elena Marchiori, Capoprogetto presso il laboratorio urbano della Città Lugano Living Lab e Docente USI, e Jacopo Crespi, Communication Specialist di IBSA Foundation per la ricerca scientifica, rispettivamente co-moderatrice dei workshop “HappyLab” e coordinatore del progetto Happiness2.0.

Di cosa si occupa Happiness2.0?
«Si tratta di un progetto educativo alla sua seconda edizione che esplora il benessere nel contesto digitale, rivolgendosi ad adolescenti e adulti tramite laboratori esperienziali che trattano tematiche come social media, intelligenza artificiale, identità, emozioni e relazioni. Un’iniziativa promossa da IBSA Foundation, Lugano Living Lab e Usi Università della Svizzera italiana».

Obiettivo?
«Offrire uno spazio di confronto per riflettere sul proprio rapporto con la tecnologia, attraverso un’esperienza educativa vissuta con la propria classe al di fuori dell’ambiente scolastico, in un contesto che favorisca il dialogo e l’ascolto reciproco. I giovani sono accompagnati da esperti di comunicazione e salute, professionisti della comunicazione digitale, psicologi e psicoterapeuti».

Dicevate che l'iniziativa è rivolta anche agli adulti
«I genitori o coloro interessati al tema, hanno la possibilità di vivere in prima persona lo stesso workshop offerto agli adolescenti, creando uno scambio di esperienze e confronto».

Se parliamo di consapevolezza dell’uso dell’intelligenza artificiale tra gli adolescenti, cosa emerge?
«Dai primi incontri di questa seconda edizione, appena iniziata, osserviamo un uso sempre più diffuso delle applicazioni basate sull’intelligenza artificiale generativa. Quando interagiscono con chatbot come ChatGPT, i ragazzi dimostrano in genere di avere ben chiaro che stanno dialogando con una macchina».

E quando interagiscono con i social media, invece?
«Qui l’intelligenza artificiale è spesso invisibile, integrata in filtri che modificano testi e immagini, o in algoritmi che suggeriscono contenuti in modo automatico. Proprio in questi contesti emerge una scarsa consapevolezza: molti ragazzi non si rendono conto che dietro ciò che vedono e condividono ci sono processi guidati da intelligenze artificiali. Questo aspetto ci interroga, perché una bassa consapevolezza potrebbe portare a un uso passivo della tecnologia, che può influenzare comportamenti, emozioni e decisioni».

Bisogna educare alla consapevolezza, insomma...
«I workshop del progetto Happiness2.0 proseguiranno anche nel primo semestre dell’anno scolastico 2025/26, e all’AI Week di Lugano (1–5 dicembre 2025) porteremo questi spunti per riflettere, in un incontro pubblico con esperti, su come costruire — come comunità educante — un’educazione digitale che richiede sempre più un aggiornamento e un confronto continuo e costante per restare critica e consapevole».

Per quanto riguarda il benessere nel contesto digitale e dell'IA cosa emerge?
«La maggior parte dei ragazzi manifesta un forte desiderio di condividere e raccontare ciò che li fa stare bene online, come momenti di connessione con amici o la creazione di contenuti che riflettono la loro personalità. Allo stesso tempo, molti esprimono preoccupazioni, come la pressione a mostrarsi perfetti o la difficoltà a distinguere tra contenuti autentici e quelli alterati dall’intelligenza artificiale».

Vi è un legame tra la felicità dei giovani e la loro esperienza online?
«Le interazioni con i ragazzi mostrano che il legame tra felicità ed esperienza online è complesso e sfaccettato. I ragazzi sono invitati a riflettere su cosa li rende felici in generale, e da queste riflessioni emergono valori fondamentali legati allo stare insieme — famiglia, amicizia, socializzare — che sottolineano l’importanza della connessione e della consapevolezza di non essere isolati. Quando poi si chiede loro quanto la loro esperienza online rifletta questi stessi valori, le risposte sono molto divergenti: alcuni percepiscono che ciò che esprimono e vivono nel digitale coincide con la loro felicità reale, mentre altri avvertono un distacco e considerano la dimensione online meno rappresentativa o significativa per il loro benessere».

Ci sono prove di una sorta di "dipendenza da IA", simile a quella da smartphone o social media? Come può essere contrastata?
«Non abbiamo al momento risposte definitive su una possibile “dipendenza da IA” — è un tema complesso, oggetto di studio a livello globale, ma non affrontato direttamente dal progetto Happiness2.0. Tuttavia, alcune riflessioni emerse nei laboratori offrono spunti interessanti. Si osserva un uso perlopiù funzionale dell’IA, soprattutto in ambito scolastico e creativo, ma non si può escludere un attaccamento crescente, a tratti compulsivo, in particolare verso le app di intelligenza artificiale generativa. Più critico è l’uso inconsapevole dell’IA nei social media, dove filtri e algoritmi modellano la percezione e le relazioni in modo poco trasparente. Questo apre interrogativi importanti: quanto conosciamo davvero ciò che usiamo? E quale impatto ha sul nostro benessere? Per affrontare queste sfide, un passo è rafforzare l’alfabetizzazione digitale, includendo anche la consapevolezza relazionale».

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