Deve pagare oltre 300'000 franchi: ma non li ha


Il killer dei Ronchini oltre al carcere, ha sulle spalle un debito morale economico verso i famigliari della vittima. Lui però è nullatenente. E ora?
Il killer dei Ronchini oltre al carcere, ha sulle spalle un debito morale economico verso i famigliari della vittima. Lui però è nullatenente. E ora?
AURIGENO/ LUGANO - Per ora (la sentenza resta in sospeso visto che si andrà in appello) è condannato al carcere a vita. Ma non solo. Anche a dovere risarcire economicamente i figli e i congiunti del custode che ha ucciso. Il 44enne autore del delitto di Aurigeno tuttavia non ha gli oltre 300'000 franchi complessivamente richiesti dalla Corte delle Assise Criminali. «È nullatenente», conferma l'avvocato Fabio Bacchetta Cattori che lo ha assistito durante il processo.
Cosa è stato richiesto nel dettaglio – Ben 250'000 franchi per torto morale ai tre figli del custode, 10'000 alla compagna, 50'000 per sua madre e 40'000 per la sorella. Chi li pagherà? Ai famigliari della vittima non arriverà nemmeno un franco per il danno morale subito?
Potrebbe intervenire il Cantone – «A determinate condizioni potrebbe intervenire lo Stato – sottolinea Cristiana Finzi, delegata per l'aiuto alle vittime di reati –. Se, carte alla mano, viene dimostrato che l'autore del reato è indigente, il Cantone può stanziare, a titolo sussidiario, importi fino a 76'000 franchi per le vittime, rispettivamente fino a 38'000 franchi per i congiunti».
«Tetto massimo» – Cifre che non si avvicinano minimamente a quelle sancite dalla sentenza. «In quanto la Legge federale concernente l’aiuto alle vittime di reati impone un tetto massimo – precisa Finzi –. Lo Stato non è tenuto a riconoscere quello che viene decretato in sede penale. Si tratta più di una somma simbolica. In nessun modo lo Stato si deve sostituire al condannato».
Come si valuta? – È il Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) a valutare ogni caso singolarmente per quanto riguarda la riparazione morale. «Lo fa sulla scorta della giurisprudenza in materia, della Guida della Confederazione e delle raccomandazioni emanate dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali», dice Finzi.
Il condannato dovrà restituire "il prestito"? – Più in generale la legge prevede che se un condannato non ha i soldi per risarcire o indennizzare la parte lesa, lo Stato può elargire parte della somma richiesta. «Con la possibilità poi di rifarsi contro l’autore del reato che si troverà a dovere restituire i soldi al Cantone quando e se gli sarà possibile».
Aiuto sul lungo termine e indennizzo – Danni per torto morale, ma non solo. Il DSS è anche competente per decidere i contributi alle spese per l’aiuto lungo termine. «Per quanto riguarda ad esempio le eventuali spese legali incorse nella procedura penale. Oppure le spese per l’assistenza psicologica. O le richieste di indennizzo, come le spese funerarie o la perdita di guadagno. Lo fa fino a un massimo di 130'000 franchi, considerando la situazione finanziaria della vittima».
«Non c'è solo la sofferenza» – Finzi conclude con una riflessione: «È bene ricordare che oltre alla sofferenza vissuta, ci sono conseguenze concrete e materiali che gravano ulteriormente sulla vittima. E l’autore del reato deve farsi carico delle responsabilità anche economiche, derivanti dal suo gesto. Perché non siano la vittima, o lo Stato, a pagarne il prezzo».