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A 24 anni un terribile incidente: «Oggi vi racconto il mio deficit invisibile»

Ecco la storia del 55enne ticinese Stefano. E intanto Fragile Ticino, associazione che sostiene chi riporta lesioni cerebrali, è in piena fase di rilancio.
A 24 anni un terribile incidente: «Oggi vi racconto il mio deficit invisibile»
Fragile TIcino
Da sinistra: Giuliano Cavalli, coordinatore di Fragile Ticino, e Stefano
A 24 anni un terribile incidente: «Oggi vi racconto il mio deficit invisibile»
Ecco la storia del 55enne ticinese Stefano. E intanto Fragile Ticino, associazione che sostiene chi riporta lesioni cerebrali, è in piena fase di rilancio.

LUGANO - «Dopo l’incidente non ero più quello di prima. La mia vita è cambiata completamente». A raccontarcelo è Stefano, un 55enne del Luganese che a soli 24 anni, a causa di un terribile e sfortunato incidente stradale, ha riportato una lesione cerebrale.

«Era il 20 febbraio 1993», ci racconta. «Quel giorno sono andato a Sant’Antonino per provare una macchina che ero interessato ad acquistare. Stavo guidando, e in auto con me c’era il rivenditore del garage, quando a causa del forte vento un cartello segnaletico provvisorio si è staccato dal suolo ed è volato contro il nostro parabrezza. Io non ricordo nulla, ma so che a quel punto l’auto ha sbandato, siamo finiti nella corsia inversa e un camion ci è arrivato contro».

Il dopo - Il giovane Stefano, fortunatamente, ne esce vivo, ma riporta un trauma cranico con lesione del lobo temporale sinistro, una parte del cervello che influisce sulla memoria delle parole, così come sulla capacità di capire il linguaggio. 

«Sono stato un mese in cure intense all’Ospedale Civico, poi ho seguito una riabilitazione di alcuni mesi in una clinica a Bellikon, in canton Argovia», dice. «Quando sono tornato a casa ho continuato con ergoterapia e logopedia, e ho ripreso a lavorare come tecnico di servizio. Dopo qualche tempo si è presentata la possibilità di fare una riqualifica, e da allora lavoro come disegnatore elettricista». 

Tra le cause ictus, emorragia cerebrale e arresto cardiaco - Oggi in Svizzera le persone come Stefano, con lesioni cerebrali, sono più di 130mila. A fornire loro supporto e aiuto c’è però l’associazione Fragile Suisse. E, dopo qualche anno di inattività, la cellula cantonale dell’associazione è ora in piena fase di rilancio. A parlarcene è Giuliano Cavalli, neuropsicologo clinico e coordinatore di Fragile Ticino.

«Fragile in Ticino è un’associazione pensata per le persone che hanno avuto una lesione cerebrale e i loro familiari», spiega, specificando che «una lesione può essere provocata da una malattia o da un infortunio». Le cause principali sono ictus, emorragia cerebrale, trauma cranico, tumore cerebrale e carenza di ossigeno nel cervello dovuta per esempio a un arresto cardiaco. 

«Quando rientrano a casa emergono le difficoltà» - «Ogni lesione è diversa e ogni persona è diversa», sottolinea Cavalli. «Le conseguenze sono variabili, possono emergere ad esempio difficoltà a livello comunicativo, oppure legate alla memoria o alla gestione delle emozioni. Fin dall’inizio il trattamento deve quindi essere tagliato su misura».

Per i pazienti la prima fase, quella acuta, comporta il ricovero in ospedale, mentre la seconda fase, quella riabilitativa, si svolge presso cliniche specializzate. Infine, se la situazione lo permette, c’è il rientro a casa, oppure ci sono varie possibilità di istituzionalizzazione. E l’attività di Fragile Ticino si situa principalmente in quest'ultima fase.

«Quando la persona rientra al proprio domicilio può trovarsi confrontata con delle difficoltà inaspettate, perché in clinica la giornata è strutturata dalla mattina alla sera, mentre a casa si affronta l’imprevedibilità e lo stress della vita di tutti i giorni», precisa Cavalli. «Il nostro scopo è quello di aiutare queste persone a essere il più autonome possibile, ma anche quello di creare un senso di collettività e fare aggregazione. I pazienti, infatti, rischiano di trovarsi in una situazione di isolamento sociale».

Un deficit che non si vede - Le lesioni cerebrali, peraltro, possono provocare anche deficit invisibili. «Ci sono due lati della medaglia. Da una parte questo può essere positivo, perché porta meno pregiudizi e la persona può tranquillamente andare in giro senza sentire la pressione di essere osservata o giudicata. Dall’altra, però, può essere difficile e tedioso far comprendere quali siano le problematiche a chi per la prima volta entra in contatto con la persona».

«Non mi conoscevano, ma mi apprezzavano» - Stefano, dal canto suo, vede il bicchiere mezzo pieno. A ridargli la carica, dopo l’incidente, è infatti stato proprio il socializzare con persone a lui sconosciute. «Alla fine del 1993 ho fatto un trekking in Patagonia. Le persone che incontravo sulla strada non mi conoscevano, ma mi apprezzavano per quello che ero», racconta. E ci lascia con un’ultima riflessione: «Per certe cose forse sono meglio di quello che ero prima, perché ho acquistato una sensibilità che probabilmente non avrei mai avuto».

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