Quando il telelavoro può far male alla salute

Postazione di lavoro inadeguata, vita professionale e lavorativa che si confondono, rischi psicosociali. Ecco a cosa deve fare attenzione il lavoratore (ma anche il datore di lavoro per non incorrere in sanzioni).
LUGANO - Il telelavoro - per chi non lo sapesse - non è un diritto del lavoratore. Tuttavia è sempre più richiesto, tanto da diventare una conditio sine qua non in molti settori che, in potenza, lo possono permettere.
Ma è anch'esso, come rivela la Segreteria di Stato dell'economia (Seco) in uno specifico opuscolo, responsabilità del datore di lavoro per ciò che concerne tutti quei «fattori legati al lavoro che si ripercuotono sulla salute dei dipendenti». Il datore di lavoro, in sostanza, ha «l’obbligo di proteggere la salute dei propri dipendenti e di attuare tutte le misure necessarie» anche nel telelavoro a domicilio.
Ambiente insalubre? Si rischiano sanzioni - Il rischio, laddove non si ottemperi ai propri doveri nei confronti dei dipendenti (in materia di tutela della salute o di tempo di lavoro e di riposo) è quello di incorrere in sanzioni per violazione delle disposizioni della legge sul lavoro.
Serve collaborazione - Come fare dunque? Certo non ci si può presentare a casa del lavoratore per le verifiche del caso. Come rileva giustamente la Seco, è necessaria la collaborazione del dipendente. «Se, all’interno dell’azienda, può infatti verificare in che misura la postazione di lavoro soddisfa i requisiti previsti e se i provvedimenti da adottare sono stati attuati correttamente, quando i dipendenti lavorano da casa la supervisione diretta diventa più difficile e incombe quindi al lavoratore rispettare, oltre alle regole generalmente riconosciute, quanto prescritto in materia di tutela della salute sul posto di lavoro». I lavoratori devono dunque informare correttamente il loro superiore.
Ambiente domestico e rischi per la salute - L’ambiente fisico e il contesto sociale al proprio domicilio sono diversi da quelli della sede aziendale. «Nel lavoro a domicilio i ritmi non sono scanditi dai colleghi, ma possono interferire con la vita familiare. Non è da escludere che lo spazio a disposizione e il mobilio non siano completamente idonei. In mancanza di un’adeguata prevenzione, le problematiche specifiche di questo ambiente possono danneggiare la salute».
Quali sono i principali rischi?
Rischi per la salute legati all’organizzazione della postazione di lavoro
Il telelavoro a domicilio è costituito per gran parte del tempo da attività svolte davanti a un computer rimanendo seduti per ore e ore. «Una postazione di lavoro inadatta - sottolinea la Seco - può causare disturbi e posture scomode, spesso associate a uno stile di vita sedentario, che possono nuocere alla salute nel medio e lungo termine». È quindi importante che il mobilio utilizzato risponda ai criteri ergonomici.
Rischi per la salute legati all’organizzazione temporale del lavoro
Il telelavoro a domicilio riunisce in un unico luogo la vita professionale e quella familiare. «Quando si lavora da casa, si corre il rischio di non distinguere più chiaramente tra tempo di lavoro e tempo libero, il che può generare tensioni in famiglia. L’autonomia di cui gode chi lavora dal proprio domicilio nella gestione del tempo e delle attività può portare a seguire orari atipici, a rinunciare alle pause e/o ad allungare i tempi di lavoro. Il telelavoro a domicilio rischia anche di avere delle ripercussioni sulla reperibilità (per mail, telefono ecc.) del lavoratore al di fuori degli orari e dei giorni convenzionali. È necessario evitare che simili situazioni costituiscano un problema per il dipendente e danneggino la sua salute».
Rischi psicosociali
Lavorare da casa porta a una non più chiara distinzione tra la sfera professionale e quella privata. «Lo stravolgimento dei consueti punti di riferimento implica la necessità di modificare l’organizzazione del lavoro, le relazioni interpersonali e i modi di comunicare. Occorre poi vigilare affinché il carico di lavoro risulti adeguato. Il telelavoro può avere un impatto negativo sulla salute psichica in mancanza di un inquadramento adeguato».
Buone pratiche
La Seco invita a seguire queste semplici regole: «Separare chiaramente lavoro e vita privata, fissare finestre temporali nella pianificazione della giornata, cambiare regolarmente la postura di lavoro, mantenere contatti frequenti con i colleghi e sconnettersi al di fuori delle finestre orarie dedicate al lavoro». Tuttavia, ogni situazione lavorativa è diversa, quindi le buone pratiche devono essere elaborate all’interno dell’azienda, tenendo conto delle situazioni specifiche.
La Seco suggerisce ai datori di lavoro di elaborare una convenzione per regolamentare le pratiche del telelavoro.
La convenzione può trattare i seguenti aspetti:
- Carattere facoltativo o obbligatorio del telelavoro;
- Durata del telelavoro a domicilio (numero di ore o giorni settimanali o situazioni in cui si può lavorare da casa);
- Regole concernenti la reperibilità e i tempi di risposta;
- Modalità di registrazione della durata del lavoro;
- Divieto del lavoro notturno (dalle 23.00 alle 6.00) e domenicale;
- Istruzioni concernenti la postazione di lavoro;
- Dispositivi e materiale nonché indennizzo delle spese;
- Comportamento se si verificano problemi tecnici che impediscono di svolgere determinati compiti;
- Cura dei figli in caso di telelavoro;
- Altre regole concernenti i dati sensibili e la responsabilità giuridica.