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«Basta giustificazioni. Basta silenzi. Basta minimizzare»

La campagna lanciata dal collettivo femminista Io l’8 ogni giorno in occasione della Giornata dalla donna.
TiPress
Fonte RED
«Basta giustificazioni. Basta silenzi. Basta minimizzare»
La campagna lanciata dal collettivo femminista Io l’8 ogni giorno in occasione della Giornata dalla donna.

LUGANO - In occasione della Giornata della donna il collettivo femminista Io l’8 ogni giorno si mobilita. Come? «Chiedendo di firmare la petizione per ottenere immediatamente un contributo di 350 milioni di franchi a sostegno della prevenzione e della protezione contro la violenza sulle donne».

Con un’azione a tappeto grazie a degli adesivi che inviano a un QR code, «speriamo di dare un contributo alla causa promossa dai collettivi femministi svizzeri per contrastare la violenza nel nostro Paese e raccogliere così più firme, per far sentire forte la nostra rabbia», si legge in una nota stampa. «Infatti, otto femminicidi in otto settimane in Svizzera nel 2025 sono una tragedia inaccettabile. Non sono numeri, sono vite spezzate, famiglie distrutte, si tratta di un segnale allarmante di una violenza che non si arresta».

La Svizzera è spesso percepita come un Paese sicuro, «ma questi dati dimostrano che la violenza di genere è un problema strutturale, radicato in una cultura patriarcale che ancora permette che noi donne veniamo uccise per il semplice fatto di essere donne». E ancora: «Ogni anno troppe di noi vengono ammazzate per mano di uomini che credono di poter disporre delle nostre vite. Il femminicidio non è un tragico incidente, né un raptus improvviso: è la conseguenza estrema di una cultura patriarcale che ancora oggi alimenta la violenza di genere, il possesso e la sopraffazione. Dobbiamo dire basta. Basta giustificazioni. Basta silenzi. Basta minimizzare».

«Non chiamiamoli "amori malati" o "crimini passionali". Chi uccide una donna lo fa perché non accetta la sua libertà. E questo deve finire. Non bastano più parole di cordoglio. Servono azioni concrete e un cambio di mentalità che tolga qualsiasi giustificazione alla violenza. Ogni femminicidio è una sconfitta collettiva».

Il collettivo sottolinea il fatto che la violenza di genere non è un problema privato, ma sociale e politico. «Colpisce tutte e tutti, perché una società che permette la violenza sulle donne è una società malata. Serve più educazione al rispetto già nelle scuole, serve che i media smettano di raccontare questi crimini con toni giustificatori, serve che le istituzioni non lascino sole le donne che denunciano. Perché troppe volte chi trova il coraggio di chiedere aiuto viene ignorata, lasciata in balia del suo aggressore fino al tragico epilogo. Non possiamo più permettere che accada».

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