«Nessuno ha voluto aprire il mio libro»


Luca Torriani, fisioterapista, ha tentato di mettere in discussione la pianificazione ospedaliera ticinese. Risultato? «Nullo. Ma perché?»
Luca Torriani, fisioterapista, ha tentato di mettere in discussione la pianificazione ospedaliera ticinese. Risultato? «Nullo. Ma perché?»
BIASCA - «Io l’ho fatto per difendere i pazienti, gli ospedali e i ticinesi in generale». Luca Torriani, fisioterapista di Biasca, continua a ripeterselo. In particolare da quando in dicembre ha auto pubblicato “Storia di un salvataggio apparente”, libro che racconta i presunti danni causati all'ospedale di Acquarossa e mette in discussione l'intera pianificazione ospedaliera ticinese
Oggi Torriani è avvilito. Perché?
«Mi aspettavo una reazione da parte della politica. Sono arrivate le critiche dell'Ente Ospedaliero Cantonale. E poco altro. Risultato nullo».
Il suo libro è molto lungo e complesso. Serve tempo per leggerlo.
«Ma sono passati quattro mesi da quando l'ho auto pubblicato. I Consiglieri di Stato e alcuni granconsiglieri l'hanno ricevuto. Sono stato io a mandarglielo in prima persona. Mi hanno ignorato».
Il tema è noto. Lei, che per 18 anni ha lavorato per l'ospedale di Acquarossa, critica la scelta di abbandonare la geriatria acuta.
«Un cambiamento entrato in vigore nel 2018. E che non si è rivelato sensato. Al posto di ridiscutere la questione lo scorso dicembre il Gran Consiglio ha confermato la nuova pianificazione ospedaliera, senza esitazioni. I politici non vogliono aprire il mio libro perché hanno paura di dovere ammettere i loro errori».
Il Ticino è un Cantone in cui ci sono tanti anziani. Varrebbe comunque la pena dare un occhio al suo testo.
«Non viene più considerata sufficientemente la geriatria acuta nel fabbisogno cantonale. Molti anziani hanno malattie che necessitano di cure. Dal 2018 in poi tanti di questi anziani vengono dirottati nei cosiddetti Reparti acuti di minore intensità. A volte rimangono più a lungo del dovuto e non trovano la stessa qualità di cura e la stessa quantità di personale che avrebbero avuto con la geriatria».
Nel suo libro spicca un dato: secondo le proiezioni degli specialisti i pazienti acuti (da curare immediatamente dunque) tra il 2010 e il 2020 sarebbero dovuti aumentare dell’1,7%.
«Invece, considerando la proiezione dei dati corretti, sono aumentati del 5,9%. Tradotto: ci sono tantissimi pazienti che necessitano di attenzioni particolari, ma che finiscono in reparti non adatti alla loro condizione. Sono stati tolti oltre 100 posti letto acuti in Ticino. Non sarebbe dovuto accadere».
Quanto la questione è anche finanziaria?
«Molto. Perché il Cantone così scarica parte dei costi sulle spalle dei pazienti e delle casse malati. Un paziente che viene ricoverato in un Reparto acuto di minore intensità deve pagare di tasca sua 30 franchi al giorno. La degenza media prevista è di 21 giorni: fanno quindi circa 600 franchi. Moltiplicati per centinaia di pazienti».
Lei sostiene che questo sistema per essere giustificato deve dimostrarsi utile.
«Pur di fare quadrare l’esistenza di questi Reparti acuti di minore intensità a volte si tengono in ospedale pazienti che potrebbero benissimo essere curati ambulatorialmente. Non è il massimo. Nemmeno per le casse malati visto che con questo sistema sono loro a dovere coprire la fisioterapia, l’ergoterapia, le analisi di laboratorio e le visite mediche in camera».
Domanda diretta: secondo lei i Reparti acuti di minore intensità generano deficit?
«Sì. Costano meno rispetto ai reparti acuti e quindi il ricavo delle prestazioni diminuisce. E il Cantone, dal mio punto di vista, lo sa benissimo».