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MENDRISIO«Se vi saranno persone di colore a voler interpretare i Mori saranno i benvenuti»

12.02.24 - 17:00
Fa discutere la decisione i non dipingere i volti dei volontari durante le Processioni. La spiegazione: «Le tradizioni sono mutevoli»
TiPress (archivio)
Fonte Consiglio di Fondazione delle Processioni della Settimana Santa
«Se vi saranno persone di colore a voler interpretare i Mori saranno i benvenuti»
Fa discutere la decisione i non dipingere i volti dei volontari durante le Processioni. La spiegazione: «Le tradizioni sono mutevoli»

MENDRISIO - La decisione presa dal Consiglio di Fondazione delle Processioni della Settimana Santa di Mendrisio di non dipingere di nero i visi dei volontari che saranno inseriti nel ruolo dei “Mori” (che accompagnano il Tetrarca della Galilea, Erode Antipa, a cavallo e a piedi), a partire dall’edizione 2024, sta facendo discutere e testimonia l’attaccamento della popolazione momò per le Processioni.

Il tema è stato discusso molti mesi fa nell’ambito degli incontri della Fondazione, dove siedono ormai da diversi anni rappresentanti della parrocchia, dell’OTR, del Municipio e del Dicastero Museo e Cultura della Città di Mendrisio. La decisione, presa all’unanimità, «tiene conto di molti fattori che insieme vengono considerati dalla Fondazione come importanti per garantire che la presenza delle Processioni nella Lista rappresentativa dei beni culturali e immateriali dell’UNESCO dimostri la necessaria volontà d’inclusione e di rispetto che può testimoniare», viene sottolineato dalla Fondazione stessa in una nota stampa odierna.

Il tema dell'inclusività - Nella preparazione del dossier di candidatura il Consiglio di Fondazione, in accordo con il Municipio di Mendrisio e con la collaborazione dell’Ufficio Federale della Cultura, ha infatti dovuto tenere conto dell’importanza di presentare il tema dell’inclusività, «anche in considerazione del fatto che nell’ambito delle commissioni UNESCO esistono diverse sensibilità di persone che provengono da culture e realtà sociali molto eterogenee».

Una prima discussione sul tema della plausibilità di dipingere la faccia di nero a delle persone di etnia caucasica per rappresentare un’altra etnia era stata quindi già fatta nell’ambito della preparazione del dossier di candidatura, così come era stato discusso il tema della possibile presenza di persone di colore o di altre etnie tra i personaggi in Processione, «se chiaramente e quando ve ne fosse stata la richiesta».

«Nessuna discriminazione» - Di conseguenza, nel dossier è stato indicato che «non vi sono discriminazioni e nessuna preclusione per nessuno in quanto le Processioni sono aperte a tutti coloro che vogliono parteciparvi (indipendentemente dalla religione, etnia o appartenenza politica, ma anche del luogo di domicilio)». Per rendere questa intenzione evidente e concreta, è stato sviluppato un sistema di iscrizione online e, quest’anno, un regolamento. «Inclusività e sensibilità per un mondo che cambia, è cambiato e cambierà e che non deve spaventarci, ma che ci chiede il rispetto per tutti e un’opportunità per tutti», si prosegue.

La Fondazione, dunque, «non ha deciso di togliere i personaggi che compongono la “corte” di Re Erode Antipa, ma solo di rispettare il tema dell’inclusività e delle diverse sensibilità di tutti gli esseri umani». «Se vi saranno persone di etnie diverse che vorranno assumere il ruolo dei “Mori” - viene sottolineato - saranno chiaramente benvenute». Se non sarà possibile trovare queste persone, i personaggi sfileranno truccati, «ma non avranno il volto dipinto per sembrare appartenenti ad un’altra etnia». Viene pure ricordato che, «se la presenza di Re Erode Antipa ha un riferimento storico, lo stesso non vale per i quattro mori, che non è dato di sapere in quale momento dell’evoluzione della storia delle Processioni, sono stati inseriti e perché».

L’Ufficio Federale della Cultura e la Commissione Svizzera UNESCO, sollecitati in merito a questo tema, hanno risposto congiuntamente che «uno dei compiti e delle responsabilità dei responsabili delle tradizioni è quello di farle evolvere costantemente, in particolare per quanto riguarda le trasformazioni del contesto sociale». Entrambe le istituzioni hanno dichiarato di comprendere e sostenere la decisione della Fondazione Processioni Storiche di Mendrisio.

Le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio sono nella Lista rappresentativa delle Tradizioni Viventi e nel corso degli anni, diversi cambiamenti più o meno decisi da singole persone (prima del 2008 la Fondazione non esisteva) hanno modificato alcuni elementi della rappresentazione. Per UNESCO questi cambiamenti sono sintomo di sviluppo di una tradizione viva e, per quanto concerne il tema del “blackface”, «sintomo di una tradizione rispettosa di tutte le sensibilità della società contemporanea».

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