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«Le panetterie messe in crisi dal pane congelato bulgaro»

«In Ticino non si fa fatica a trovare panettieri. Il problema? I derivati del pane congelati delle stazioni di servizio»
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«Le panetterie messe in crisi dal pane congelato bulgaro»
«In Ticino non si fa fatica a trovare panettieri. Il problema? I derivati del pane congelati delle stazioni di servizio»
Parla Massimo Turuani, Presidente dei Mastri panettieri ticinesi.
LUGANO - A Nidau, un comune svizzero del Canton Berna, "impazziscono" per trovare panettieri e il negozio del prestinaio rimane chiuso un giorno infrasettimanale perché chi rimane da solo a impastare e infornare il pane deve tirare un po' il f...

LUGANO - A Nidau, un comune svizzero del Canton Berna, "impazziscono" per trovare panettieri e il negozio del prestinaio rimane chiuso un giorno infrasettimanale perché chi rimane da solo a impastare e infornare il pane deve tirare un po' il fiato e riposare. In Ticino il personale non manca e i problemi sono altri: il pane congelato bulgaro. «Quello venduto nelle stazioni di servizio. Un momento: lo chiama pane lei quello?».

Massimo Turuani è il presidente della Società mastri panettieri-pasticceri-confettieri del cantone: non gli si parli di pane volendosi riferire a quello venduto negli store delle pompe di benzina. «Vuole che le faccia un esempio concreto per farle capire? Ho bendato alcuni conoscenti e ho fatto toccare loro due di quelle baguette congelate e ho chiesto loro di che si trattasse. Uno mi ha risposto «osso di gomma da gioco per cani» e l'altro «manina di bambola». Parliamoci chiaro: il pane che si dica pane è un'altra cosa».

A capo di un'associazione partita con 122 iscritti e finita per averne 46, fa presente che «una panetteria qui in Ticino non fa fatica a trovare operatori, anzi fra un po' saranno gli operatori a non trovare più il laboratorio del panettiere, perché i negozi chiudono e qualcuno non vuole far continuare a qualcun altro l'attività».

In Ticino l'aria di crisi che respirano le attività commerciali italiane non si sente: «qui fortunatamente non abbiamo subito i rincari di oltre confine e la farina è aumentata del 6/7 per cento, quindi al consumatore svizzero non pesa spendere qualche centesimo in più. E poi sa cosa le dico? Non mangiano neanche più pane i ticinesi: 100 grammi al giorno! Una volta si arrivava a 500/600». La colpa? «Un fattore culturale, nelle famiglie non si educa più all'importanza che ha questo alimento: tutti dietro alle mode».  

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