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Tra vaccinati e non l'odio ha raggiunto livelli di guardia

CANTONETra vaccinati e non l'odio ha raggiunto livelli di guardia

05.10.21 - 06:00
Il fenomeno sotto la lente di Francesca Rigotti, esperta in dottrine politiche e Sandro Cattacin, filosofo.
Ti-Press (archivio)
Tra vaccinati e non l'odio ha raggiunto livelli di guardia
Il fenomeno sotto la lente di Francesca Rigotti, esperta in dottrine politiche e Sandro Cattacin, filosofo.
Perché si è arrivati a una situazione del genere? Perché nessuno ascolta le motivazioni dell'altro? Perché tutti pensano di avere la verità in mano?

LUGANO - Cercasi equilibrio disperatamente. Tra vaccinati e non vaccinati la tensione a volte supera ogni immaginazione. Ma come si è arrivati a questa situazione? E perché? «L'astio sul tema Covid-19 deriva semplicemente dal fatto che i primi non capiscono gli argomenti dei secondi. E viceversa», sostiene Francesca Rigotti esperta di dottrine politiche. «Il dibattito – dice invece il sociologo Sandro Cattacin – si è trasformato in un confronto anziché in un dialogo. La politica e la scienza hanno grosse responsabilità». 

«Una situazione inattesa» – La Svizzera, patria delle case farmaceutiche, è tra le nazione europee col minor tasso di vaccinati. Ora si è pure arrivati a volere pagare chi riesce a convincere qualcuno a vaccinarsi. Ennesimo paradosso? «Qui tutti si immaginavano la corsa ai vaccini non appena sarebbero arrivati – sottolinea Rigotti –. Tornando indietro di nove mesi mai ci saremmo immaginati una spaccatura simile. Forse perché oggi la gente è molto più istruita e informata, ci pensa due volte prima di fare qualcosa». La Svizzera rispetto ad altre nazioni continua a seguire la via della libertà individuale. «Ma quello che mi colpisce è che nessuno sia disposto a sentire le argomentazioni dell'altro. Umanamente è una cosa deleteria».

«Teorie provvisorie date in pasto all'opinione pubblica» – Cattacin è convinto che in generale il "fenomeno dell'odio" si sarebbe potuto limitare. «La scienza è stata molto brava nel trovare un vaccino valido in tempi rapidi. Ritengo però che determinate discussioni, ad esempio sulle possibili varianti e sulle evoluzioni ipotetiche del Covid, sarebbero dovute restare confinate all'ambito scientifico. Invece sono finite in pasto all'opinione pubblica che non ha gli strumenti, ad esempio, per capire come un determinato studio possa essere provvisorio e funzionale a prevenire eventuali problematiche. Così è stata alimentata una grande confusione». 

«Il concetto di paura» – Il sociologo non si ferma a questo. «La politica ha fatto errori di comunicazione. Alcune situazioni sono state un po' strumentalizzate. In questo anno e mezzo si è fatto eccessivamente leva sul concetto di paura. Dapprima c'era la paura del virus. Ora c'è la paura del vaccino. Politica e scienza avrebbero dovuto contribuire a creare un clima più rilassato, non basato sulla paura. Avremmo evitato tutti questi scontri che non portano a nulla».  

«Sano scetticismo» – «Con simili premesse – aggiunge Rigotti – si è creato un contesto in cui ogni singolo cittadino pensa di potere avere la verità in mano. Mentre in realtà ci vorrebbe un po' più di sano scetticismo. Sia da parte di un fronte sia da parte dell'altro. Fa male la denigrazione, vedere prendere in giro chi ha il timore del vaccino così come il vaccinato». 
 
 

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