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CANTONECosì si salva il turismo: «Mai perso il contatto con romandi e germanofoni»

19.05.20 - 17:28
Si chiama Amore Ticino. Ha contribuito a tenere in piedi il settore durante l'emergenza Covid-19.
Ti-Press
Il lungolago d'Ascona nei primi giorni post lockdown.
Il lungolago d'Ascona nei primi giorni post lockdown.
Così si salva il turismo: «Mai perso il contatto con romandi e germanofoni»
Si chiama Amore Ticino. Ha contribuito a tenere in piedi il settore durante l'emergenza Covid-19.
Michele Santini, membro di hotelleriesuisse Ticino: «I clienti potevano acquistare in anticipo buoni spendibili ad allarme rientrato».

Ticino Turismo cala i suoi assi in vista dell'estate 2020. Una campagna a tappeto per i ticinesi. E un'altra, parecchio consistente, rivolta alla clientela d'oltre Gottardo. Ma in realtà, nonostante l'emergenza Covid-19, gli albergatori ticinesi hanno sempre tentato di mantenere un contatto con la clientela romanda e svizzero-tedesca. «Lo abbiamo fatto attraverso il progetto Amore Ticino – ammette Michele Santini, membro di hotelleriesuisse Ticino –. La clientela aveva la possibilità di acquistare dei buoni durante la pandemia, per poi spenderli quando le acque si sarebbero calmate». 

Buoni di che genere?
«Soggiorni, cene, possibilità di accedere a strutture sportive o wellness. Hanno aderito a questa iniziativa decine di albergatori ticinesi. Il progetto è scattato a inizio aprile. A un certo punto abbiamo fatto in modo che non per forza ci si dovesse legare a una struttura ben precisa. Si acquistava un buono e lo si spendeva poi nell'hotel che si preferiva al momento. L'offerta è stata ampliata anche agli stessi ticinesi».

Il lockdown è finito. Che bilancio si può trarre da questa esperienza?
«Abbiamo raccolto complessivamente circa 55.000 franchi in prenotazioni».  

Non tantissimi. Deluso?
«Non è una cifra che fa esultare. Ma non è nemmeno male. E comunque va evidenziato un aspetto importante: grazie ad Amore Ticino abbiamo sempre mantenuto il contatto con la clientela d'oltre Gottardo. Anche nei momenti più bui. Fondamentalmente era questo il messaggio che doveva passare: quando le cose si sarebbero calmati, noi ci saremmo stati. E così è». 

Vi siete rivolti anche ai ticinesi. Come hanno risposto? 
«Piuttosto bene. Hanno capito che era importante salvare un settore che genera il 10% del PIL ticinese. Ogni buono scade a fine 2022, hanno tutto il tempo per decidere come spenderlo».

Quasi contemporaneamente sono spuntate altre campagne analoghe, messe in atto da altri enti o privati. Vi hanno infastidito?
«No. Anzi. Questo è un segnale importante che dimostra come il Ticino fosse unito in questa voglia di tornare al più presto alla normalità. Non possiamo parlare di concorrenza. Dal mio punto di vista è importante che il turista venga in Ticino. Poi è uguale in quale struttura alloggi. Ci sono opportunità per tutti». 

Lei è anche direttore di un noto hotel di Bellinzona. Come sta andando con le misure di sicurezza e di igiene imposte dalle autorità?
«Metterle in pratica, almeno nella fase iniziale, è stato laborioso. Ma il cliente è comprensivo. Proprio tanto. Queste misure non rappresentano una barriera alla prenotazione. Io sono parecchio fiducioso nel guardare al futuro. E come me altri miei colleghi albergatori».  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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