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CANTONEMigrante ammanettato nelle docce. Sansonetti: «Ecco la mia versione dei fatti»

19.12.19 - 10:44
L’ex responsabile dell’agenzia Argo 1 racconta a processo la vicenda: «Ho eseguito le indicazioni della polizia»
Ti Press
Sansonetti accompagnato dell'avvocato Ferrari
Sansonetti accompagnato dell'avvocato Ferrari
Migrante ammanettato nelle docce. Sansonetti: «Ecco la mia versione dei fatti»
L’ex responsabile dell’agenzia Argo 1 racconta a processo la vicenda: «Ho eseguito le indicazioni della polizia»

BELLINZONA - «Ho fatto quello che mi veniva chiesto dalla polizia, ma non ho mai toccato il ragazzo, ero solo presente». Così si giustifica Marco Sansonetti, l’ex responsabile dell’agenzia di sicurezza Argo 1, che oggi in pretura penale a Belllinzona risponde di coazione e abuso di autorità per il caso del migrante minorenne ammanettato, il 21 gennaio 2017, nelle docce del bunker di Camorino. E racconta la sua versione dei fatti.

«Non ero in servizio, quando sono stato chiamato: gli agenti di polizia, su ordine dei loro superiori, avevano richiesto la mia presenza al centro d’accoglienza» spiega Sansonetti, difeso dall’avvocato Olivier Ferrari. Nel momento in cui è giunto sul posto, ha trovato il migrante a terra e ammanettato. «Era visibilmente ubriaco e molto agitato, forse c’erano in gioco anche altre sostanze».

In gendarmeria «non c’era posto» - La polizia, racconta ancora al giudice Siro Quadri, non avrebbe avuto la possibilità di tenerlo nel locale posto di gendarmeria. Per questo è stato individuato un luogo idoneo all’interno del bunker: le docce, dove il giovane è stato ammanettato a una stanga. «Io ero solo presente e ho eseguito quanto mi veniva detto, non posso dire alla polizia cosa deve fare». Tuttavia, «la richiesta degli agenti di tenere il ragazzo nel bunker mi aveva stupito».

Una volta che il migrante si trovava nelle docce, la sua aggressività non si era placata. «Provocava, insultava». Sansonetti non si sarebbe però preso gioco di lui, ma avrebbe tentato «di farlo ragionare».

«Non potevo restare tutta la notte» - L’ex responsabile dell’agenzia è poi rimasto nel centro d’accoglienza poco più di un’ora. «Non potevo restare lì tutta la notte». Al momento di andarsene, ha incaricato i suoi collaboratori (ce n’erano tre) di monitorare la situazione e di comunicargli se il giovane si fosse tranquillizzato. «Mi era stato chiesto dalla polizia». Il giorno successivo è entrato in servizio alle sei. Fino ad allora non aveva più avuto notizie dal bunker.

I due agenti di polizia presenti quella sera nel centro d’accoglienza di Camorino, lo ricordiamo, sono comparsi alla sbarra negli scorsi giorni. E una sentenza nei loro confronti sarà pronunciata domani.

La questione dei contributi - Sansonetti è accusato anche di infrazione alla legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti: tra il 1. gennaio 2015 e il 22 febbraio 2017 - lo si evince dal decreto d’accusa firmato dalla procuratrice Margherita Lanzillo - avrebbe sottratto 71’880 franchi di contributi, fornendo alla Cassa cantonale di compensazione AVS/AI/IPG indicazioni incomplete relative ai salari. In corso d’inchiesta in più occasioni ha parlato di pagamenti «in nero». Ma: «Io allora non lo sapevo, non sono amministratore».

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