Cerca e trova immobili
LUGANO

«Lo sgombero dell'ex Macello? Un errore da non ripetere»

L’ex sindaco Giorgio Giudici mette in guardia dalla linea dura sul Csoa il Molino. «Gli autogestiti? Apprezzo la loro determinazione e attaccamento agli ideali»
Tipress
«Lo sgombero dell'ex Macello? Un errore da non ripetere»
L’ex sindaco Giorgio Giudici mette in guardia dalla linea dura sul Csoa il Molino. «Gli autogestiti? Apprezzo la loro determinazione e attaccamento agli ideali»
LUGANO - Per oltre un decennio, fino al 2013, quando da sindaco guidava la Città, attorno al Centro autogestito si è respirata una sorta di “pax giudiciana”. Una tregua ora rotta dalle intenzioni del Municipio di ristruttura...

LUGANO - Per oltre un decennio, fino al 2013, quando da sindaco guidava la Città, attorno al Centro autogestito si è respirata una sorta di “pax giudiciana”. Una tregua ora rotta dalle intenzioni del Municipio di ristrutturare l’ex Macello. Un progetto da 26,5 milioni, che non contempla gli attuali inquilini: i molinari. Nell’aria si sente aria di sfratto e il sostegno della piazza cresce. Ma proprio lo storico sindaco Giorgio Giudici invita alla cautela (ed è una voce che parla per esperienza vissuta): «Lo sgombero del Maglio a Canobbio (ordinato dal Consiglio di Stato nel 2002, ndr), che ha provocato la scelta del Macello è stato un errore. Fu una reazione che ha dimostrato come l’improvvisazione è l’azione peggiore che si possa fare davanti a una realtà come l’autogestione».

Lei ha conosciuto i molinari. Che opinione ne ha?

«Li ho incontrati a più riprese e posso dire solo una cosa: parlando con questi ragazzi, che ora saranno cresciuti (sorride, ndr), mi colpiva la loro costante determinazione nel portare avanti le loro rivendicazioni. Ma anche loro coerenza e il loro impegno per una causa. Indipendentemente che uno la condivida, andrebbe accettato e capito il loro atteggiamento e attaccamento a una forma di vita alternativa. Coi miei colleghi di allora ho cercato di capirli e dare una risposta».

Che fu di che tipo?

«Prendete questi spazi e cercate di gestirli senza creare troppi problemi. Fu una realpolitik che è andata avanti per sedici anni».

In chi trovò degli alleati per questa scelta?

«C’era Bignasca, ma anche Cansani. Eravamo gente pragmatica. E non c’era una riserva, o meglio un’ostilità verso gli autogestiti. Ma prevaleva l’atteggiamento logico di un amministratore che dice: se non ho una soluzione ragionevole, anche transitoria, perché devo iniziare delle battaglie?».

Ma la piazza sembra spingere in altra direzione…

«Anche la piazza ha più voci e bisogna stare attenti… Non è la piazza che deve determinare le scelte, ma la ragione. Non si possono fare le sparate: porti un’azione quando hai una soluzione. Io dico attenzione e non aggiungo altro. La cosa peggiore è dire di avere un’idea per giustificare un obiettivo. Ci sono sul tavolo tante idee, alcune anche del passato, che sono prioritarie. L’ex Macello non è prioritario. Prioritario sarebbe fare la nuova Università, sistemare il Campo Marzio e Cornaredo. Attenti a stuzzicare una realtà come l’ex Macello, le cui reazioni non sono prevedibili. Sono atteggiamenti un po’ demagogici e la demagogia è pericolosa. L’ho detto anche a chi di dovere… pensateci bene».

Se non una soluzione, il suo consiglio quale sarebbe?

«Avete voluto vincolare il Macello, bene, ma ora cercate di convivere, mettetelo a posto, trovate una soluzione anche con questa realtà dell’autogestione. Una realtà di cui, ripeto, anche dalla mia diversa visione del mondo, apprezzo la coerenza e determinazione ai loro ideali. Quanti in questo Paese sono così attaccati a una causa? Chapeau! E, guardate, che io non sto difendendo gli autonomi, ma ne sto valorizzando l’atteggiamento».

🔐 Sblocca il nostro archivio esclusivo!
Sottoscrivi un abbonamento Archivio per leggere questo articolo, oppure scegli MyTioAbo per accedere all'archivio e navigare su sito e app senza pubblicità.
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
NOTIZIE PIÙ LETTE