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«Da dieci anni cerco un successore per la mia azienda. Invano»

Il caso di Paolo Tomasetti, 76enne impresario costruttore con sette dipendenti, non è isolato: in Svizzera le aziende sono sempre più confrontate col problema
Tio/20minuti
«Da dieci anni cerco un successore per la mia azienda. Invano»
Il caso di Paolo Tomasetti, 76enne impresario costruttore con sette dipendenti, non è isolato: in Svizzera le aziende sono sempre più confrontate col problema
RIAZZINO – «Cerco un successore da almeno dieci anni. Ma non ne ho ancora trovato uno». Quella di Paolo Tomasetti, 76enne impresario costruttore, e della sua azienda edile di Riazzino, è una vera e propria Odissea. Fatta di i...

RIAZZINO – «Cerco un successore da almeno dieci anni. Ma non ne ho ancora trovato uno». Quella di Paolo Tomasetti, 76enne impresario costruttore, e della sua azienda edile di Riazzino, è una vera e propria Odissea. Fatta di inserzioni sui giornali, di colloqui mal riusciti, di esperimenti finiti male. «A un certo punto pensavo di avere trovato la persona giusta – dice – ma in undici mesi mi ha causato un buco di centomila franchi».

Saltano posti di lavoro – Quello di Tomasetti non è un caso isolato. La Svizzera è piena di imprenditori che non riescono a trovare un successore. Se ne contano a centinaia. «Spesso il proprietario non pianifica con sufficiente anticipo la sua uscita di scena – sostiene Gianluca Pagani, membro di direzione della Camera di commercio ticinese – a un certo punto il tempo stringe e la ditta è costretta a chiudere. In altri casi, il proprietario stima eccessivamente il valore della propria impresa. E fa fatica dunque a piazzarla. Il problema è serio. Anche perché molte volte, come diretta conseguenza, saltano posti di lavoro».

Paura di rischiare – Tomasetti, dal canto suo, sembra avere fatto le cose per bene. Eppure non riesce, comunque, a trovare un successore. «Il prezzo di vendita? Due franchi al chilo per i macchinari. E venti centesimi al chilo per il materiale. I giovani hanno paura di rischiare. Me ne sono reso conto durante i colloqui avuti in questi anni. E poi c'è la burocrazia a frenarli. Troppe scartoffie».

Concorrenza spietata – «Condivido le preoccupazioni del signore – sintetizza Nicola Bagnovini, direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori (Ssic) – l’attuale momento congiunturale è contraddistinto, in particolare nell’edilizia, da una fortissima concorrenza tra imprese. E dunque da margini di guadagno ridotti. Questo frena i giovani nell’investire i propri risparmi in un’attività impegnativa. I costi del personale, inoltre, sono elevati, così come gli oneri sociali, le imposte e le tasse varie».

Scarsa serietà – Senza contare la scarsa serietà di alcuni candidati. Tomasetti ne ha viste di tutti i colori. «Mi è arrivata pure una candidatura dall'Italia, da parte di una ragazza che mi scriveva di essere bellissima e pronta a tutto. Altri si sono presentati senza alcuna competenza. È un disastro».

Un tema sentito – A chi affido la mia impresa? La questione diventa anche emotiva. Di cuore. Perché spesso si parla di ditte consolidate nel corso di decenni di sacrifici. Gianluca Colombo, ricercatore all'Università della Svizzera italiana, si sta interessando da tempo al fenomeno della successione nelle piccole e medie imprese. «Nei prossimi cinque anni, in Svizzera, all'incirca 50'000 aziende saranno confrontate con questa questione. Saranno interessati circa 450'000 posti di lavoro».

Troppo piccoli – Nel frattempo, il Segretariato di Stato dell'economia, unitamente all'associazione KMU-next, ha istituito una piattaforma web in cui gli imprenditori che vogliono cedere o acquisire un'impresa possono confrontarsi. In alcune circostanze, tuttavia, il destino dell'impresa non muta. «Alcune ditte sono troppo piccole per avere un mercato – precisa Colombo – in particolare se si pensa a una successione esterna alla famiglia».

Figli giovani e inesperti – Ma anche nel caso di una successione interna alla famiglia, possono esserci problemi. «Legati, ad esempio, al fatto che i figli sono troppo giovani. Perché gli svizzeri ormai ne fanno pochi e in età avanzata». Emerge, ancora una volta, anche il problema del tempismo. «Capita che gli imprenditori non capiscano che per avere successori interni bisogna non solo governare l’impresa, ma anche la famiglia. I talenti imprenditoriali andrebbero sviluppati con largo anticipo».

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