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LUGANO

«Mandati al lavoro con le pistole giocattolo»

Non solo Argo 1. Due dirigenti di un'agenzia di sicurezza luganese sono indagati per furto, ma continuano a fare affari con appalti pubblici. Usando trucchi e sotterfugi poco puliti
«Mandati al lavoro con le pistole giocattolo»
Non solo Argo 1. Due dirigenti di un'agenzia di sicurezza luganese sono indagati per furto, ma continuano a fare affari con appalti pubblici. Usando trucchi e sotterfugi poco puliti
LUGANO - Negli ultimi anni hanno fatto di tutto: sicurezza di eventi (uno su tutti, Moon&Stars), controlli dei biglietti nel trasporto pubblico (Tpl), persino collaborato con le polizie comunali per il servizio multe, e partecipato a un'esercitaz...

LUGANO - Negli ultimi anni hanno fatto di tutto: sicurezza di eventi (uno su tutti, Moon&Stars), controlli dei biglietti nel trasporto pubblico (Tpl), persino collaborato con le polizie comunali per il servizio multe, e partecipato a un'esercitazione assieme alla polizia cantonale. Senza il necessario tesserino e impiegando a volte - raccontano alcuni testimoni - agenti armati di pistole giocattolo, perché «sprovvisti di regolare porto d'arma».

Indagine in corso - Due veterani della sicurezza, un frontaliere italiano e un cittadino svizzero residente nel Locarnese, sono inquisiti per furto e appropriazione indebita in relazione al caso-Pramac, scoppiato nel 2012. I due securini erano incaricati di sorvegliare lo stabile dell'azienda fallita a Riazzino, ma secondo la Procura avrebbero fatto sparire macchinari e apparecchiature. L'indagine, conferma il Ministero pubblico, è ancora in corso (Pp Andrea Minesso). Nel frattempo, ci si immaginerebbe che la coppia sia stata estromessa dal settore. O almeno dagli appalti pubblici. 

Carriera inarrestabile - E invece no. Nei mesi precedenti allo scandalo Argo 1 i due indagati, a quanto risulta, non solo hanno operato come agenti di sicurezza in Ticino - senza tesserino e per lo più in borghese - ma hanno fondato una propria agenzia, poi fallita. La loro carriera sembra inarrestabile: nel 2016 diventano responsabili per la Svizzera italiana di un'importante società di sicurezza d'Oltralpe.

«No comment» - Ciliegina sulla torta: nei giorni scorsi uno dei due è stato nominato “responsabile armi e servizi armati” dell'agenzia, nonostante l'interdizione a portare o possedere armi. L'azienda conferma di essere al corrente che nei confronti dei due dirigenti «è aperto un procedimento che dura purtroppo dal 2012» ma si rifiuta di commentare. Anche i due diretti interessati, da noi contattati, hanno preferito non rispondere diffidandoci, tramite gli avvocati Yasar Ravi e Cesare Lepori, dal citare i loro nomi.

Le testimonianze - A parlare sono invece alcuni agenti che, negli ultimi anni, hanno lavorato alle dipendenze dei due. Confermano di avere effettuato controlli sul trasporto pubblico, e collaborato con due comuni del Luganese per il servizio multe e sorveglianza di eventi, tramite convenzioni con altre agenzie. «A seconda dei casi, ci facevano indossare la divisa di un'agenzia o dell'altra» racconta un agente.

Pistole giocattolo - In mancanza del permesso per porto d'arma, un altro agente racconta che «la sorveglianza notturna veniva effettuata con pistole di plastica» presso un'azienda del Mendrisiotto, ovviamente all'insaputa del cliente. «Alcuni colleghi - racconta - avevano paura. Ma nessuno ha mai denunciato per non perdere il lavoro».

Senza autorizzazione - I due indagati però hanno fornito e forniscono servizi anche ad enti pubblici, tramite appalti o subappalti. Più testimoni affermano di averli visti operare come agenti sul campo, pur senza la necessaria autorizzazione (negata a chi ha denunce pendenti). La sorveglianza, è il caso di dire, non è mai troppa.   

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