«Mi sono fatto chiudere per 40 ore in uno scantinato»

Viaggio nel sottobosco del sadomaso ticinese. Tra gruppi anonimi che sfidano i «pregiudizi» e sexy-shop che lottano contro la crisi
BELLINZONA. L'appuntamento è in un bar su viale Stazione, a Bellinzona, ore 18. A un tavolino incontriamo “Michele” e “Sbarbo”. Sono i nickname che usano sul web. I nomi veri? «Preferiamo non dirli». Il primo gruppo di sadomasochisti anonimi del Ticino è nato «un anno e mezzo fa» su Facebook, spiegano i due fondatori: da allora, la discrezione è la regola d'oro. E infatti pochi ne conoscono l'esistenza. «Niente foto, niente domande personali» raccomandano. Si incontrano una volta al mese, in un bar sempre diverso del Sopraceneri. Ma luogo e orario sono comunicati pubblicamente di volta in volta sui social. «Il nostro non è un gruppo chiuso, chiunque condivida l'interesse per le pratiche Bdsm può partecipare» spiega Michele, 65 anni, pensionato del Bellinzonese. «Ci troviamo in luoghi pubblici perché sono contesti protetti: vogliamo solo parlare, liberamente, di una passione comune purtroppo ancora da sdoganare in Ticino».
Frontalieri del Bdsm - Agli incontri, però, non partecipano mai più di 4-5 persone - «quasi mai le stesse». La maggior parte degli appassionati ticinesi si recano oltre Gottardo o in Lombardia, dove le associazioni Bdsm sono attive da anni (e organizzano eventi di maggiori proporzioni). C'è chi, come Sbarbo, si reca fino in Germania «circa una volta l'anno» per fare esperienze di reclusione volontaria. Non vuole entrare nel dettaglio. Ma sul suo profilo Facebook ha pubblicato le foto di quando è stato «chiuso per 40 ore di fila in uno scantinato» in Sassonia.
«Timore a uscire allo scoperto» - Il problema, secondo i due amministratori del gruppo Bdsm Ticino, è che «la gente ha timore di uscire allo scoperto in un contesto piccolo» anche se, dopo l'uscita del film "50 sfumature di nero" l'interesse è aumentato «attirando anche molti neofiti» spiega il sessuologo Walter Beolchi. «Le sperimentazioni saltuarie sono ormai sdoganate - osserva l'esperto -. Spesso vengono praticate anche all'interno di rapporti di coppia tradizionali».
E la crisi? - Quella del Bdsm, in Ticino, è una nicchia che non conosce crisi nel mondo della prostituzione. Ha fatto scalpore anche oltre confine, qualche mese fa, la testimonianza di una "maitresse" italiana trasferitasi nel Luganese, che ha fatto delle pratiche sado-maso un vero e proprio mestiere. A subire una lenta (ma irreversibile) crisi è invece il mercato dei gadget legati alle pratiche estreme.
Negozi che chiudono - Negli ultimi mesi hanno chiuso i battenti i sexy-shop di via Passeggiata a Balerna (Tisexy) e di via Magoria a Bellinzona (LeShop). «La richiesta a livello locale è calata progressivamente» conferma il titolare di SwissErosShop a Bellinzona, il più grande e-commerce a luci rosse del Ticino. «Anziché acquistare un gadget nuovo ogni settimana, chi pratica il Bdsm sta ormai attento a quanto spende» spiega. Anche lui preferisce restare anonimo.
«Riservatezza comprensibile» - Che queste pratiche, del resto, «trovino difficoltà ad esprimersi in tutte le loro possibilità in un contesto di provincia» come il Ticino «è comprensibile» secondo il sessuologo Beolchi. «Fare coming out pubblicamente è purtroppo ancora difficile, nel nostro cantone, per le persone omosessuali. Ancor più ciò vale per chi pratica il sadomaso: spesso, in base alla mia esperienza, questo avviene nell'anonimato e all'insaputa del partner» afferma l'esperto.
L'appello - Di qui la richiesta di segretezza di Michele e Sbarbo. Ma anche il loro appello, affinché «i ticinesi si facciano avanti e guardino a queste pratiche con meno pregiudizi». In Ticino, affermano «c'è bisogno di maggiore apertura e sensibilizzazione». La prossima volta così - è l'auspicio - potranno farsi intervistare a volto scoperto.



