Funzionario corrotto: «Credo che Gennaro Pulice dica il vero»

Parla Elio Romano, il pm di Catanzaro che ha interrogato il pentito italiano che avrebbe corrotto un funzionario ticinese: «Ci saranno sicuramente sviluppi»
LUGANO - Gennaro Pulice è un ‘ndranghetista, è stato una figura di spicco del clan Cannizzaro Daponte-Iannazzo. Arrestato lo scorso anno, è attualmente alla sbarra nel maxiprocesso Andromeda. I 45 imputati risponderanno di vari reati, tra i quali associazione mafiosa, omicidi, lesioni personali, detenzione illegale di armi, estorsioni, ricettazione, danneggiamento e intestazione fittizia di beni. Da quando sono scattate le manette, però, ha vuotato il sacco. Ha parlato per ore e per giorni davanti al pubblico ministero Elio Romano, della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Il nome del funzionario - Alcune indiscrezioni vogliono che Gennaro Pulice, durante gli interrogatori, abbia rivelato il nome di un funzionario dell’Ufficio stranieri di Lugano che lo avrebbe aiutato a ottenere il permesso B in cambio di una mazzetta. È vero? Questo nome c’è? «Non posso rivelarlo per non compromettere le indagini», ci spiega Elio Romano. «Attualmente si è creato un coordinamento investigativo con le autorità svizzere proprio per sviluppare tutti quegli aspetti riguardanti le attività di Pulice sul territorio elvetico. Tra queste c’è sicuramente anche quella riguardante il funzionario», aggiunge Romano.
A fine processo - La sentenza Andromeda dovrebbe giungere prima di fine anno, il pm calabrese ci spiega che a processo concluso vi sarà modo di sbrogliare anche la matassa svizzera, non trattata dal procedimento in atto. Per questo quel nome, è ancora protetto dal segreto. Il magistrato italiano però non nasconde che qualcosa, anche se non vuole dire cosa, è saltato fuori: «È un aspetto investigativo che non è stato sottovalutato, sicuramente ci saranno degli sviluppi».
Un pentito speciale - Ma chi è Gennaro Pulice? Chi può saperlo meglio del pm che lo ha spremuto? «Da quando sono in dda dal 2011 avrò esaminato una 20ina di collaboratori tra le varie cosche lametine e il Pulice si differenzia dagli altri. È una figura particolare di criminale: ha iniziato da adolescente vendicando la morte del padre, ha iniziato come killer. Ma in seguito la sua carriera malavitosa ha subito una svolta». Due lauree, una in legge e una in scienze giuridiche. «A quel punto è diventato addirittura un punto di riferimento della cosca per le operazioni economiche e di riciclaggio. Operazioni anche piuttosto importanti operate nel Nord Italia e anche in Svizzera». Un’evoluzione evidente anche nel modo in cui si esprime: «Ha un livello culturale superiore, già il fatto che non si esprima con il linguaggio un po’ naïf tipico dei collaboratori di giustizia è un elemento positivo», spiega Romano.
«Altamente attendibile» - Ma dirà il vero? «Io lo ritengo altamente attendibile, ma la sua attendibilità è legata anche a fattori di giudizio oggettivo». Le sue dichiarazioni, infatti, ben si sposano con le evidenze investigative e con le dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia. «E c’è un elemento in più, il Pulice non si appiattisce su comode versioni dei fatti che sono già state fatte da altri, lui dà il suo particolare angolo prospettico della vicenda per come l’ha vissuta. E si tratta di informazioni di cui non disponevamo prima che lui non diventasse collaboratore di giustizia».
Non avrebbe ragione di mentire - Spesso, però, i pentiti tra le rivelazioni reali, inseriscono qualche calunnia, per vendicare torti passati. «Rispetto a persone del suo territorio potrebbe anche togliersi qualche sassolino dalla scarpa, ma credo che il suo dichiarato sia genuino. Men che meno potrebbe avere un interesse calunniatorio per quanto riguarda il profilo elvetico».
Si è autoaccusato di omicidi - Ma come mai Romano è così sicuro dell’affidabilità di Pulice? «Si è autoaccusato di omicidi commessi totalmente da solo, di cui nessuno sapeva nulla, avrebbe potuto ometterli e sarebbero rimasti a carico di ignoti». E invece? «Invece ha fatto ritrovare anche i resti umani che in passato aveva eliminato». Il comportamento di chi ha deciso di dire tutto, davvero tutto. «Ho anche assistito a una certa commozione interiore che lascia presumere che stia facendo anche un percorso interno di rivisitazione della sua carriera criminale».
Squadra investigativa - Il Ministero pubblico della Confederazione ci ha confermato mercoledì di essere a conoscenza del caso e delle ammissioni fatte da Pulice a Romano. E sul caso sta lavorando un team che il magistrato calabrese definisce una vera e propria «squadra investigativa». Nella quale non sappiamo se sia inserita anche la Magistratura ticinese che ancora questa settimana ci dichiarava di essere all’oscuro di sviluppi nel caso.



