Ancora polemiche sulle Arp ticinesi. Il nuovo attacco arriva dallo psichiatra Orlando Del Don: «Sistema sanzionatorio». Intanto, si profilano ulteriori riforme
BELLINZONA - «Adesso basta. In Ticino è fin troppo facile separare i bambini dai propri genitori». A lanciare l’allarme è lo psichiatra Orlando Del Don. Nel suo mirino c’è l’operato delle Autorità Regionali di Protezione (Arp) colpevoli, a suo dire, di essere troppo rigide e fiscali. Secondo Del Don il passaggio dalle vecchie tutorie alle più professionalizzate Arp non è stato pagante. «Allontanare i bambini dai genitori dovrebbe essere una misura estrema. Mi sembra che invece sia una prassi troppo consolidata».
Marchiati a vita - Non c'è pace per le 16 Arp ticinesi. Dopo la polemica sollevata da Ticinonline sugli undici bimbi problematici "esiliati" in Italia, spuntano ulteriori accuse. Del Don, già noto per le sue posizioni critiche sull'operato delle stesse Arp, è durissimo: «Solo tra i miei pazienti attuali - dice - conto cinque casi in questa situazione. Genitori a cui è negato il diritto di vivere con i figli. E questo spesso per errori legati a immaturità e ingenuità commessi in passato (ad esempio problemi di alcol e di droga)». Le Arp a simili precedenti attribuiscono un grosso peso. «E così le misure estreme decise dalle autorità lasciano un segno pesante e indelebile nella vita delle persone coinvolte, specialmente per quanto riguarda il rapporto coi figli».
Telefono rovente - Le segnalazioni alle Arp ticinesi sembrano essere in aumento da qualche anno a questa parte. «Ma questo - riprende Del Don - non significa che i genitori siano diventati più violenti. È semplicemente cresciuta la sensibilità della popolazione su queste tematiche, grazie anche al fatto che se ne parla di più sui media rispetto al passato».
Una riforma perenne - Nella scorsa legislatura il Cantone ha avviato il progetto di riorganizzazione dell’assetto giudiziario ticinese denominato “Giustizia 2018“ che comprende anche la riforma delle Arp già approvata dal Governo. «Una riforma - evidenzia Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni - che propone pure l’attribuzione alle preture delle competenze anche in materia di diritto di protezione del minore e dell'adulto con la conseguente decadenza delle Arp. Siamo in attesa che il Parlamento si pronunci in merito».
Discrezione - È ormai dal 2013 che il Dipartimento delle istituzioni non ha più competenze in ambito di Arp. «L’autorità di reclamo, ma anche di vigilanza, è la Camera di protezione del Tribunale di appello. Il numero di casi in aumento? Se queste situazioni vengono alla luce è anche perché alcuni operatori implicati nella vicenda le rendono pubbliche. A questo proposito sottolineo ancora una volta l’importanza di mantenere riserbo e discrezione su queste vicende».
Sconforto totale - Secondo Del Don, invece, le storie devono emergere eccome. Così come le presunte inadempienze delle Arp. Stando allo psichiatra l’iter burocratico non terrebbe in considerazione la volontà di cambiamento da parte dei genitori che hanno commesso uno sbaglio. «È un sistema sanzionatorio. Io mi trovo confrontato con genitori presi dallo sconforto più totale. I bambini sono stati loro strappati e messi in istituti specializzati. Una volta che queste persone finiscono in preda alla macchina burocratica, la loro situazione precipita».
Fiscalità - E pensare che le Arp, proprio perché pensate in un’ottica regionale, dovrebbero seguire più nel dettaglio ogni singola situazione. «A me sembra che invece ci si attenga ai regolamenti, senza analizzare mai bene i casi concreti. Prima di dividere bisognerebbe cercare di risolvere i problemi e valutare ogni soluzione possibile».