Cerca e trova immobili
TICINO

Fare la cavia umana? Non va più di moda

Drastico calo dei volontari: da 700 a 200 all’anno. E le “cliniche” sono passate da tre a una. Il farmacista cantonale: «Basta con la cattiva informazione»
Fare la cavia umana? Non va più di moda
Drastico calo dei volontari: da 700 a 200 all’anno. E le “cliniche” sono passate da tre a una. Il farmacista cantonale: «Basta con la cattiva informazione»
BELLINZONA - Fare la cavia umana per i farmaci nella Svizzera italiana? Non va più di moda. In pochi anni si è passati da 700 a 200 volontari all’anno. E le “cliniche” sono scese da tre a una. A esercitare è rim...

BELLINZONA - Fare la cavia umana per i farmaci nella Svizzera italiana? Non va più di moda. In pochi anni si è passati da 700 a 200 volontari all’anno. E le “cliniche” sono scese da tre a una. A esercitare è rimasta solo la Cross Research di Arzo. «Da qualche tempo - evidenzia Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale - si stanno testando meno farmaci. Il fatto che oggi ci sia solo un’azienda specializzata attiva ha ridimensionato ulteriormente la questione».

“Cavie frontaliere” - A un certo punto, qualche anno fa, era emerso il fenomeno delle “cavie frontaliere”. Italiani che venivano a fare in Svizzera ciò che non potevano fare in Italia. «Ancora oggi - riprende Zanini - c’è chi sostiene che fare la cavia in Italia sia proibito. È assolutamente falso. Fare questo genere di test è obbligatorio a livello internazionale. Anche in Italia, dove vengono effettuati con parametri simili ai nostri. Basta con la cattiva informazione».

Illegalità - La responsabilità, in questo caso, è soprattutto dei media italiani. «Nelle nostre strutture non si fanno cose illegali o eticamente riprovevoli. Anche il pagamento dei volontari rispetta i principi europei, gli stessi applicati in Italia».

Fase di stallo - Ma per quale motivo si testano meno farmaci? Cosa sta accadendo? Zanini spiega: «È l’industria farmaceutica ad appaltare determinati studi alle “cliniche” specializzate. Solitamente in Ticino si testano farmaci generici, quelli per i nuovi farmaci originali vengono fatti negli ospedali perché l’iter è più complesso. In passato c’è stato un picco di originali a cui è scaduto il brevetto. E a quel punto si sono testati vari generici. Ora siamo in una fase di stallo. Qualcuno ipotizzava che con la crisi economica potessero aumentare le candidature come cavie. La realtà è che il numero di farmaci da testare si è davvero ridotto».

Come funziona - La cavia assume una copia del farmaco generico. Poi si sottopone al prelievo di sangue. A distanza di qualche settimana si fa la stessa cosa con il farmaco originale. «Le analisi degli esperti - sottolinea Zanini - vengono fatte confrontando i parametri dei due prelievi. Il compenso può variare dai 500 ai 1000 franchi per 5-6 giorni, ma anche essere superiore. Dipende da varie componenti».

Questione di numeri - La maggior parte delle cavie che si mettono a disposizione resta di nazionalità italiana. Secondo Zanini, tuttavia, non è il caso di parlare di tendenza. «Si tratta semplicemente di una logica statistica. Il bacino del nord Italia è fatto di milioni di persone. Quello ticinese di 350.000 abitanti. E per motivi linguistici e logistici è difficile che un abitante di Altdorf venga a fare la cavia ad Arzo».

Specialisti italiani - La Cross Research di Arzo è gestita da specialisti italiani. È un dato che balza all’occhio. «Queste aziende si sono trasferite a loro tempo dall’Italia al Ticino perché in Italia c’era troppa burocrazia. Non c’è proprio alcun caso». 

🔐 Sblocca il nostro archivio esclusivo!
Sottoscrivi un abbonamento Archivio per leggere questo articolo, oppure scegli MyTioAbo per accedere all'archivio e navigare su sito e app senza pubblicità.
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
NOTIZIE PIÙ LETTE