Altro che spaccio, la Rustica soccombe all'intolleranza uditiva

La proprietaria, esasperata dalle lamentele per il rumore, getta la spugna
CASSARATE – “Non ce la faccio più, sono partita con le migliori intenzioni ma ora mi sto consumando poco a poco”. È un fiume in piena la proprietaria della Rustica, la storica discoteca di Cassarate. Ne ha per tutti ma, al contrario di quanto si potrebbe pensare, il suo bersaglio principale non sono né gli spacciatori, né le prostitute, né i rissosi, tutte categorie spesso associate al locale. Sono i vicini.
Il Cantone dice sì, i vicini no - Tra cui un illustre cittadino, noto ai ticinesi per la sua pluridecennale carriera televisiva, che abita proprio dietro alla sua discoteca e che non perde occasioni per lamentarsene. “Ma tutta questa gente che chiama in polizia per denunciare il rumore a loro dire eccessivo, non poteva pensarci prima di venire ad abitare proprio qui?” afferma, sconsolata, la signora. “Questa discoteca esiste da 40 anni. Io ho un’autorizzazione da Bellinzona e rispetto tutti i limiti imposti. Eppure mi trovo qua in continuazione la Comunale di Lugano, chiamata dai miei vicini.”
Intolleranza crescente - E la polizia non interviene per motivi di spaccio o prostituzione o altro. No, il motivo è sempre e solo quello: il rumore. Che sembra essere diventato il problema numero uno della città sul Ceresio. “Guardate cosa è successo all’Irish Pub di Sorengo, per prendere un esempio tra i tanti. Il problema è che la gente è sempre più intollerante e anche un semplice piano bar finirebbe per dare fastidio a qualcuno.”
Come se non bastasse... - Quello del rumore è però solo la classica goccia che fa traboccare il vaso. Perché la proprietaria, che nei suoi ormai 3 anni di attività ha messo anima e corpo nel rilancio del locale, di disavventure ne ha passate parecchie.
Violenza provoca violenza - “L’anno scorso avete pubblicato un articolo in cui il nuovo gerente della mia discoteca si presentava come il salvatore della patria, colui che avrebbe ripulito il locale” racconta la signora. “A parte che quell’articolo lo chiese lui senza chiedermi alcunché, la Rustica era già ripulita al suo arrivo. Se qualche volta ha avuto qualche screzio, di cui uno che lo portò all’ospedale, è probabilmente solo perché agiva in maniera troppo irruente. Lui era uno di quelli che fanno kick-boxing, che pensano che i problemi vadano risolti con le mani. Invece tante volte basta un po’ di tatto…”
Situazione tranquilla - In effetti il nostro articolo dell’anno scorso, pubblicato su richiesta del gerente, parlava di un’aggressione da lui subita da parte di un cliente che non avrebbe pagato il conto. “Non penso che quel cliente se ne volesse andare senza pagare, era un cliente abituale” spiega la donna. “Ma certo che se tu ti presenti davanti a lui con fare minaccioso, una reazione te la puoi anche aspettare… Io posso solo dire che da inizio anno abbiamo avuto un solo intervento della Polizia, a parte quelli per il rumore. Una situazione molto più tranquilla, quindi , di quella dipinta dal gerente. Che le risse se le andava a cercare.”
Un pugno da k.o. - Fatto sta che dopo questa aggressione il gerente non si è più fatto vedere. “Si è messo in malattia e ogni settimana inviava un nuovo certificato medico” racconta la proprietaria. “Dopo 3 mesi di malattia, per un pugno, ho dovuto cercare un altro gerente, ovviamente. Non posso mica fare tutto da sola io. E da lì l’ormai ex gerente ha cominciato una campagna denigratoria, principalmente sui social network, contro di noi. Alcuni clienti gli hanno pure creduto, quindi immagini lei che genere di pulizia può aver fatto quell’uomo. Anzi, ci ha solo gettato fango addosso.”
Meglio cambiare lavoro - Ora la donna è esasperata. Ha un figlio da mantenere, per cui deve lavorare. Ma non è più disposta a fare sacrifici ogni notte se poi tutti, i vicini in primis, le mettono i bastoni tra le ruote. “Voglio tornare a lavorare in ambito sanitario. Di preciso non so ancora quando, ma entro fine anno di sicuro lascio. Ne va della mia salute.”
A Lugano c'è UN problema - E, a quanto pare, i proprietari dello stabile sarebbero pure intenzionati a cambiarne la destinazione. 40 anni di storia nella vita notturna luganese rischiano di spegnersi così, come se niente fosse. Un triste epilogo determinato dal male che oggigiorno più di tutti affligge Lugano: non la droga, non la prostituzione, non la violenza, ma l’intolleranza.




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