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Ecco chi sono le persone in assistenza

Il nostro viaggio tra le cifre. E ad aprile è previsto il 'terremoto' in tutta la Svizzera, con il Ticino tra i cantoni più a rischio
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Ecco chi sono le persone in assistenza
Il nostro viaggio tra le cifre. E ad aprile è previsto il 'terremoto' in tutta la Svizzera, con il Ticino tra i cantoni più a rischio
BELLINZONA – Il primo di aprile come spartiacque. Da quella data centinaia di svizzeri rischiano di scivolare dalla disoccupazione all’assistenza a causa dell’entrata in vigore della legge rivista sull’assicurazione disoc...

BELLINZONA – Il primo di aprile come spartiacque. Da quella data centinaia di svizzeri rischiano di scivolare dalla disoccupazione all’assistenza a causa dell’entrata in vigore della legge rivista sull’assicurazione disoccupazione, approvata in votazione popolare lo scorso autunno. Oltre 16.000 disoccupati in tutta la Confederazione. Circa 800 in Ticino. Sempre più a rischio soprattutto i giovani. Ma chi sono le persone in assistenza? E con quanti soldi vivono? Con Sara Grignola Mammoli, della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, ci siamo tuffati nelle cifre. Trovando parecchie sorprese.

Persone sole - A dicembre 2010 in Ticino erano 4333 le persone che usufruivano dell’assistenza. Circa l’1,8% di tutta la popolazione. Oltre il 70% di queste persone sono sole. Percentuali in controtendenza rispetto alla media nazionale: in Svizzera nel 2009 il 3% della popolazione era in assistenza. “Ma questo non significa che in Ticino ci siano meno persone in difficoltà rispetto al resto della Svizzera – fa notare Sara Grignola Mammoli –. In Ticino, contrariamente a quanto accade in altri cantoni, le famiglie in difficoltà possono beneficiare di assegni famigliari integrativi e di prima infanzia”.

Età e sesso – Le femmine sono più a rischio rispetto ai maschi? In Ticino, grazie alle prestazioni familiari versate per evitare il ricorso all’assistenza sociale, a beneficiare dell’aiuto sociale sono 2.205 uomini e 2.128 donne. Ben il 57,5% di queste persone appartiene alla fascia di età che va dai 30 ai 59 anni. “E questo anche perché molte volte per una persona che perde il lavoro è difficile reinserirsi nel mercato professionale”, ammette Sara Grignola Mammoli. Questione di scolarizzazione? Fino a un certo punto. Perché il 54,6% delle persone in assistenza ha in realtà una formazione post obbligatoria.

Giovani - Il 22,9% delle persone in assistenza ha meno di 20 anni. “Purtroppo – riprende la nostra interlocutrice – le previsioni dicono che quella dei giovani sarà una categoria sempre più colpita”. Va detto che i giovani non rappresentano la fascia più a rischio di assistenza. Ma con la modifica della legge contro la disoccupazione e la riduzione delle indennità, il numero di teenagers in difficoltà è destinato ad aumentare. “Il rischio che si corre è quello di creare una dipendenza precoce dalle prestazioni sociali e una sempre maggiore difficoltà nel poter conseguire un reddito sufficiente per rendersi indipendenti”.

Minimo vitale - Generalmente l’iter è lo stesso per tutti. Due anni di disoccupazione. Poi, l’assistenza. “A tempo indeterminato. Finché uno non trova lavoro o riceve altre prestazioni, come ad esempio l’invalidità o l’AVS”, puntualizza Sara Grignola Mammoli. Il minimo vitale per una persona singola è fissato a 1077 franchi al mese, più l’affitto e la cassa malati. “Sono importi minimi che dovrebbero garantire una vita dignitosa. Per una famiglia con 5 figli il minimo vitale come assistenza è di 3012 franchi al mese”. Una persona sola, con un figlio, riceve 1595 franchi al mese.

Nuove richieste - In media all’Ufficio del sostegno sociale e inserimento della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie arrivano ogni mese 133 nuove richieste d’assistenza. Un numero destinato a salire dopo il primo aprile. “Il nostro obiettivo – ammette Sara Grignola Mammoli – è sempre quello di fare in modo che i nostri beneficiari tornino nel mondo professionale al più presto. Purtroppo non è sempre facile. C’è gente che resta in assistenza per molti anni. In queste situazioni è anche importante che una persona sia disposta a cambiare ambito professionale, a riciclarsi, a fare di tutto per tornare a un vita lavorativa”.

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