"Aveva insultato la mia famiglia, per questo l'ho ucciso"

La verità di Alberto Arrighi, l'armaiolo che ha ucciso il socio in affari
COMO - "Stavamo parlando del prestito di 90mila euro. Lui mi propone di rilevare la mia casa di via Luini. A questo punto gli chiedo: "Ma ti rendi conto? Così rovini anche mia moglie e le mie figlie". Brambilla ha risposto: "Bello, a me di tua moglie e delle tue figlie non mi frega". Non ci ho visto più: ho preso una pistola per il tiro a segno che avevo appena pulito e gli ho sparato".
Questo è quanto avrebbe detto Alberto Arrighi, l'armaiolo 40enne di Como, per motivare l'uccisione, con tre colpi di pistola alla testa, di Giacomo Brambilla, 43 anni, titolare di varie pompe di benzina. Come riporta la Provincia di Como, la telecamera a circuito chiuso che ha ripreso l'omicidio di Brambilla mostra i due uomini mentre discutono. Poi il biondo (Brambilla) si volta e Arrighi alza il braccio e gli spara alla nuca. Poi un secondo colpo, quindi Arrighi gira la vittima e lo colpisce ripetutamente al volto con il calcio della pistola. Infine, estrae la pistola che Brambilla portava con sè e gli spara un terzo colpo al volto.
Sta proprio nella minaccia di rovinare lui e la famiglia la scintilla che ha spinto Arrighi a diventare un omicida, almeno da quanto riferito al pubblico ministero Antonio Nalesso, che contesta ad Arrighi i reati di omicidio volontario e distruzione di cadavere.
Foto www.arrighiarmeria.it




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