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SVIZZERA«Un'iniziativa che nuoce all'uomo, alla ricerca, ma anche agli animali stessi»

10.01.22 - 09:22
Il comitato interpartitico contro il divieto degli esperimenti sugli animali ha presentato le proprie argomentazioni.
Keystone (archivio)
Fonte ats
«Un'iniziativa che nuoce all'uomo, alla ricerca, ma anche agli animali stessi»
Il comitato interpartitico contro il divieto degli esperimenti sugli animali ha presentato le proprie argomentazioni.
L'ha fatto in vista della votazione prevista il prossimo 13 febbraio.

BERNA - Un sì all'iniziativa popolare "Sì al divieto degli esperimenti sugli animali e sugli esseri umani" in votazione il prossimo 13 di febbraio metterebbe il pericolo la salute degli esseri umani, rendendo problematico lo sviluppo di nuovi farmaci - come quelli anti Covid, contro la meningite o il cancro - a causa delle restrizioni imposte alla ricerca.

È l'opinione del comitato interpartitico - Verdi, Verdi liberali, Centro, PLR, PS e UDC - che ha lanciato oggi la campagna contro una proposta definita tra le più radicali degli ultimi anni con conseguenze drastiche per il Paese.

Per il comitato, in caso di responso positivo alle urne, la Svizzera sarebbe tagliata fuori dal progresso della medicina umana e veterinaria e il settore della ricerca subirebbe un danno enorme, per non parlare delle ricadute negative sull'economia.

Il comitato contrario all'iniziativa considera che, se il testo fosse accolto, la Svizzera non sarebbe in grado di sviluppare o importare nuovi farmaci. Tuttavia, la ricerca sugli animali e sugli esseri umani è necessaria per lo sviluppo di nuovi trattamenti contro il cancro o per i vaccini contro il Covid-19.

L'iniziativa popolare "Sì al divieto degli esperimenti sugli animali e sull'uomo - Sì a percorsi di ricerca con impulsi di sicurezza e di progresso" chiede un divieto incondizionato degli esperimenti sugli animali e della ricerca sull'uomo in Svizzera. Inoltre, i nuovi prodotti che sono stati sviluppati utilizzando esperimenti sugli animali non dovrebbero più essere autorizzati ad essere importati.

Un testo così radicale spiega perché in parlamento l'iniziativa non abbia raccolto nemmeno un voto favorevole, né al Consiglio nazionale né agli Stati, ha affermato davanti ai media la consigliera agli Stati Andrea Gmür (Centro/LU).

Nel suo intervento la "senatrice" Johanna Gapany (PLR/FR) ha sottolineato che la Svizzera ha già una delle legislazioni sugli animali tra le più severe d'Europa e che nessuno prova piacere nel infliggere sofferenze agli animali. La Gapany ha rammentato anche le conseguenze economiche negative di un eventuale "sì" all'iniziativa, visto il ruolo centrale della Svizzera - specie della regione di Basilea, sede dei giganti Roche e Novartis, n.d.r - nello sviluppo e nell'esportazione di nuovi farmaci.

Un divieto di svolgere ricerche o importare farmaci prodotti facendo ricorso a simili esperienze avrebbe poi conseguenze esiziali per i pazienti. «Pensiamo soltanto ai medicamenti contro il cancro al seno, una patologia che tocca una donna su otto in Svizzera, o per i malati di Aids», ha aggiunto. Già oggi, stando alla consigliera agli Stati friburghese, come rappresentanti del popolo riceviamo lettere di persone preoccupate dal fatto che non possono accedere a preparati innovativi non ancora inseriti nella lista dei farmaci ammessi dall'assicurazione malattia di base. «Pensate a che cosa accadrebbe se un medico non potesse prescrivere un farmaco specifico, magari salvavita, solo perché ottenuto mediante esperimenti sugli animali», ha puntualizzato.

Per Katja Christ, consigliera nazionale dei Verdi (BS), l'iniziativa mancherebbe il suo obiettivo: «La sperimentazione animale non sarebbe abolita, ma semplicemente spostata all'estero, come la ricerca stessa, in paesi con leggi meno severe sulla protezione degli animali», ha spiegato.

Un parere condiviso anche dalla consigliera di Stato Maya Graf (Verdi/BL) secondo cui questa iniziativa estrema danneggerebbe la salute sia umana che animale. Soprattutto, questa proposta di modifica costituzionale «manca l'obiettivo che noi Verdi perseguiamo da decenni, ossia lavorare con tutte le parti interessate per promuovere la ricerca senza test sugli animali».

L'iniziativa avrebbe anche conseguenze dirette per gli agricoltori, ha affermato da parte sua il consigliere nazionale, nonché contadino di mestiere, Martin Haab (ZH). A suo avviso, i corsi per la cura del bestiame - cura degli zoccoli e degli artigli - l'inseminazione artificiale e la facilitazione del parto non sarebbero più possibili o solo in misura molto limitata. «Nuovi mangimi o sistemi automatizzati per la mungitura devono anche essere testati prima di essere autorizzati per l'uso», ha sottolineato. In caso contrario, simili innovazioni verrebbero introdotte a spese della sicurezza e della salute delle bestie, ha spiegato.

Il fatto che nemmeno la Protezione svizzera degli animali (PSA) sostenga tale iniziativa è significativo, ha dichiarato dal canto suo la consigliera nazionale Martina Munz (PS/SH), membro tra l'altro di questa associazione. Secondo la Munz, come anche per la PSA, l'iniziativa non offre soluzioni costruttive nel campo della sperimentazione animale. È vero che in Svizzera, in fatto di sperimentazione animale, sussiste ancora un margine di miglioramento, ma non è così che raggiungeremo tale obiettivo. La Munz ha poi fatto notare che il 70% degli esperimenti sugli animali nei laboratori della Confederazione non infligge sofferenza alle bestie.

Un'accettazione dell'iniziativa, a detta della deputata socialista, avrebbe grandi conseguenze per il sistema sanitario. Renderebbe impossibile l'accesso a nuovi trattamenti contro il cancro, per esempio, una conseguenza che non è senz'altro nell'interesse della popolazione.

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