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GUERRA COMMERCIALE

Sfida dei dazi: (alla fine) la Svizzera supera i rivali

Da Stato penalizzato a migliore della classe: uno studio HSBC mostra come Berna sia diventata un "paradiso doganale"
Imago
Fonte SonntagsBlick
Sfida dei dazi: (alla fine) la Svizzera supera i rivali
Da Stato penalizzato a migliore della classe: uno studio HSBC mostra come Berna sia diventata un "paradiso doganale"

BERNA - La saga svizzera sui dazi statunitensi potrebbe avere un risvolto inaspettato. Secondo la banca britannica HSBC, che in un recente report sul commercio mondiale ha calcolato i dazi effettivi medi sulle importazioni, la Svizzera emerge come la migliore della classe. Ne scrive questa mattina la SonntagsBlick.

Stando alle stime - basate sulle statistiche dell'U.S. Census Bureau - il dato chiave è il 4%, ossia la percentuale media di dazi realmente pagata dalla Svizzera sulle merci importate dagli Stati Uniti lo scorso anno. Non si tratta del dazio nominale annunciato a livello governativo, spesso più alto, ma della media effettiva considerando riduzioni, esenzioni e accordi commerciali. Con questo tasso, la Svizzera paga meno degli altri principali competitor: Australia, Hong Kong e Singapore si attestano tra il 5 e il 7%, mentre grandi rivali geopolitici come India, Brasile e Cina devono affrontare dazi medi molto più alti, rispettivamente intorno al 30, 36 e 39%.

Il risultato rafforza dunque la posizione del cosiddetto “Team Switzerland”, il gruppo di leader economici e rappresentanti federali che in autunno era riuscito a ridurre dal 39% al 15% i dazi imposti dal presidente Trump lo scorso 1° agosto. Successivamente, Washington ha deciso di applicare retroattivamente il tasso del 15% a partire dal 14 novembre.

Al momento, l’accordo resta su una dichiarazione di intenti comune: il Parlamento discute il mandato negoziale del Consiglio federale e le eventuali concessioni che la Svizzera dovrebbe fare per chiudere l’intesa.

Gli Stati Uniti, però, hanno alzato la pressione, fissando a fine marzo una scadenza per Berna. Gli osservatori diplomatici vedono nella comunicazione della Casa Bianca una forma più “gentile” di ultimatum: entro quella data occorrerà accettare le condizioni provenienti dall’oltreoceano. Sarà un banco di prova per il futuro presidente della Confederazione, Guy Parmelin.

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