Nuovi dettagli sul caso della stretta di mano vietata alla prof. I due studenti sarebbero fondamentalisti
THERWIL - Il caso della stretta di mano negata alla professoressa da due studenti musulmani, in una scuola a Therwil (BL), continua a far discutere. E sui fratelli emergono dettagli inquietanti. I due sono figli di Ibrahim S., imam della moschea del re Faisal a Basilea. Formatosi a Beirut, dirige la preghiera del venerdì.
Questa moschea aveva già attirato l'attenzione della Basler Zeitung nel 2013 per i suoi sermoni d'odio contro i non-musulmani. Una fatwa affissa su una parete della moschea legittima «qualsiasi tipo di reato» nei confronti dei cittadini «di uno stato infedele».
Un campanello d'allarme - Per il politologo Elham Manea è un campanello d'allarme. «Il comportamento dei due fratelli è segno di un'interpretazione fondamentalista dell'Islam». Manea sostiene la formazione in Svizzera degli Imam per prevenire la radicalizzazione salafita e promuove l'interdizione dei finanziamenti alle moschee provenienti dall'estero. La moschea di Basilea, ad esempio, è supportata dalla Lega musulmana mondiale in Arabia Saudita.
Uno dei fratelli, tra l'altro, ha anche pubblicato su Facebook dei video di propaganda dello Stato islamico. «Questa è chiaramente la bandiera dell'ISIS», ha confermato al "Blick" Saida Saida Keller-Messahli, fondatore del Forum per un Islam progressista. Commentando il post, l'adolescente ha aggiunto che «ogni musulmano dovrebbe mettere "mi piace"».
Una moschea in fermento - In difesa del figlio, il padre aveva detto alla direzione della scuola secondaria che, agli occhi della legge islamica, sono già maggiorenni 14 anni. «Ciò significa che pone il Corano al di sopra delle leggi svizzere», avverte Saida Keller-Messahli.
Ibrahim S. non vuole parlare con i media, ma Nabil Arab, direttore della Fondazione di re Faisal, difende il suo collaboratore, che predica «la tolleranza e la decenza». E nega qualsiasi discorso d'odio contro i non-musulmani, una voce che attribuisce ad persone contrarie alla fondazione, che starebbero cercando di infangarne il nome.
Nabil Arab si trova a sua volta nell'occhio del ciclone per un'intervista in cui ha difeso l'atteggiamento dei due fratelli e nella quale ha dichiarato che le donne non devono permettere di essere oggetti sessuali. «Che in pratica vuol dire che il contatto con il corpo delle donne può finire male», sottollinea Mirjam Aggeler di Fewwiss, l'Associazione svizzera femminista.