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SVIZZERA

Un terzo degli svizzeri teme che l’intelligenza artificiale possa causare la fine dell’umanità

Una ricerca dell’Università di Zurigo rivela: la Svizzera è tra i Paesi che usano di più la generative AI, ma anche tra i più preoccupati per i suoi rischi
Getty
Un terzo degli svizzeri teme che l’intelligenza artificiale possa causare la fine dell’umanità
Una ricerca dell’Università di Zurigo rivela: la Svizzera è tra i Paesi che usano di più la generative AI, ma anche tra i più preoccupati per i suoi rischi

BERNA - Tre anni dopo l’arrivo di ChatGPT, lanciato da OpenAI nel novembre 2022, l’intelligenza artificiale generativa è ormai entrata nella vita quotidiana di tutti noi. Il 97% della popolazione conosce strumenti come ChatGPT, Gemini o Claude, e quasi tre persone su quattro li hanno già utilizzati almeno una volta.

La Svizzera si colloca così ai vertici mondiali per diffusione di questi strumenti, secondo una nuova indagine condotta dall’Università di Zurigo nell’ambito del World Internet Project (WIP), che analizza l’uso di internet e della tecnologia in 30 Paesi.

«Se nel 2024 molti svizzeri avevano provato l'intelligenza artificiale solo per curiosità, oggi la utilizzano concretamente, per studiare o lavorare», ha spiegato Michael Latzer, professore di media e innovazione all’ateneo zurighese e responsabile della ricerca, sulle colonne del Tages Anzeiger. «Quasi una persona su due la usa regolarmente, almeno una volta al mese. È un dato sorprendente e tra i più alti a livello internazionale».

Un divario generazionale enorme - La ricerca mostra però un contrasto netto tra giovani e anziani: l’84% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni utilizza l’intelligenza artificiale in modo regolare, contro appena il 14% degli over 70. Si è invece quasi annullata la differenza di genere: nel 2023 le donne usavano l’IA molto meno degli uomini (20% in meno), ma nel 2025 il divario si è ridotto a soli 3 punti percentuali.

Perché gli svizzeri usano l’IA - Quasi la metà degli intervistati ritiene che l’intelligenza artificiale li aiuti a lavorare in modo più efficiente, ma solo pochi credono che possa realmente migliorare la qualità della vita. Il 30% degli utenti abituali ammette di usare l’IA per “barare”: completare compiti o lavori che in teoria dovrebbero svolgere da soli.

Paure e diffidenze - Nonostante l’uso massiccio, la fiducia resta bassa. Un terzo degli svizzeri teme che la perdita di controllo sull’intelligenza artificiale possa portare alla fine dell’umanità. E quasi la metà crede che, entro cinque anni, nascerà una “superintelligenza” superiore all’uomo in tutti i campi — un’idea che la maggioranza giudica pericolosa. «Molti hanno fatto propria la narrativa di imprenditori come Elon Musk o Sam Altman, che descrivono una superintelligenza tanto miracolosa quanto potenzialmente distruttiva», spiega Latzer. «Ma la scienza è molto più sfumata nelle sue valutazioni». Preoccupano anche aspetti più concreti, come la protezione dei dati personali o la perdita di posti di lavoro. Non a caso, una persona su due chiede una regolamentazione più severa dell’IA.

La fiducia va ancora ai media tradizionali - Gli svizzeri, pur utilizzando l’intelligenza artificiale, restano cauti nel considerarla una fonte affidabile. Quando cercano informazioni, danno più fiducia ai siti ufficiali, ai media pubblici e ai giornali stampati. Solo i social media e gli influencer ispirano meno credibilità dell’IA. Appena il 13% degli utenti considera l’intelligenza artificiale utile per decisioni sulla salute, e solo il 7% per scelte politiche. Tra i più giovani, però, la fiducia è maggiore: il 29% dei ventenni la ritiene rilevante per le decisioni finanziarie, contro appena il 4% degli over 70.

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