La violenza di cui nessuno parla

Crescono le situazioni violente ai danni delle donne anziane in Svizzera, ma il fenomeno resta invisibile nei documenti ufficiali.
Crescono le situazioni violente ai danni delle donne anziane in Svizzera, ma il fenomeno resta invisibile nei documenti ufficiali.
BERNA - Il secondo rapporto nazionale della Svizzera sulla Convenzione di Istanbul dimostra gli sforzi per rimuovere il tabù che circonda la violenza nei confronti delle persone anziane e per rendere le offerte di assistenza più visibili. Tuttavia, rimane nascosto un aspetto chiave: la violenza contro le donne anziane non è nominata esplicitamente.
Ma il fenomeno è reale: nel 2024, il Centro di competenza nazionale Vecchiaia senza violenza ha registrato 411 segnalazioni di situazioni violente, con un aumento del 15% rispetto all'anno precedente. Il 73% delle persone colpite erano donne, con un'età media di 81 anni. Il 70% viveva in famiglia, il 29% in istituto.
Le donne anziane sono a rischio per diversi motivi: «A causa del genere, dell'età e, spesso, del crescente bisogno di assistenza. Con l'aumentare della fragilità, cresce il rischio di subire violenza nelle relazioni di dipendenza. Ma anche le donne anziane sane e autodeterminate soffrono di discriminazione basata sull'età (ageismo)».
La violenza nei confronti delle persone anziane si verifica prevalentemente tra le mura domestiche e non riguarda solo le relazioni familiari o di coppia. La cura e l’assistenza sono spesso fornite anche da amici, conoscenti o servizi professionali. L'80% delle situazioni di violenza segnalate si verifica in questo contesto sociale ristretto.
Per rendere giustizia «alla realtà della vita delle donne anziane, il termine "violenza nel contesto sociale più prossimo" deve includere anche le case per anziani, le offerte di servizi e gli alloggi collettivi. È necessario che la violenza contro le donne anziane sia menzionata esplicitamente nella Convenzione di Istanbul e nei rapporti nazionali, anche in Svizzera».





Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!