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La Svizzera rischia una crisi edilizia?

Mentre sono in corso le trattative tra i sindacati e i costruttori, emerge un dato: molti lamentano la pressione sui cantieri e la carenza di personale qualificato
20min/Michael Scherrer
L'elevata pressione edilizia e la carenza di personale qualificato pongono il settore delle costruzioni di fronte a delle sfide.
La Svizzera rischia una crisi edilizia?
Mentre sono in corso le trattative tra i sindacati e i costruttori, emerge un dato: molti lamentano la pressione sui cantieri e la carenza di personale qualificato

BERNA - Mentre le attuali trattative tra i sindacati e i costruttori procedono a rilento, anche la carenza di personale qualificato rappresenta una grande sfida per il settore edile.

Per questo motivo, in Ticino i primi operai edili sono scesi in strada e altre proteste sono previste in tutta la Svizzera. Ma quanto è realmente grave il problema e quali conseguenze si rischiano? Qui trovi una panoramica.

L'avvertimento dei sindacati - Secondo uno studio della Società svizzera degli impresari-costruttori (SSIC), entro il 2040 mancherà circa un terzo dei muratori e dei capisquadra. Ma i sindacati parlano già ora di una «crisi del personale». «Attualmente circa un muratore su due lascia il settore – il 10% entro cinque anni dalla fine dell’apprendistato. È circa tre volte il valore medio nazionale», lamenta Chris Kelley per conto dei sindacati Unia e Syna.

La ragione di così tante uscite è chiara: «Molti operai edili svolgono il proprio lavoro con passione. Ma col tempo molti si rendono conto che diventa sempre più difficile conciliare tutto con una vita familiare normale. Soprattutto i giovani professionisti che stanno appena mettendo su famiglia e diventano genitori per la prima volta lo avvertono in modo particolare». Il fatto che si costruisca sempre di più non aiuta, avverte Kelley: «La pressione è enorme – una professione di cui andare orgogliosi sta andando in rovina».

Giovani da raggiungere - Anche la SSIC riconosce le sfide del settore tra cui l’aumento dei costi, la carenza di personale qualificato, ma anche la crescente regolamentazione. Allo stesso tempo, si continua a puntare su un’edilizia sostenibile e rispettosa del clima e si promuove la trasformazione digitale del settore.

I costruttori investono quindi attivamente sui giovani, sulla digitalizzazione e sull’economia circolare. Buone condizioni di lavoro dovrebbero mantenere il settore attraente, tra cui circa 5000 franchi di salario minimo, pensionamento a partire dai 60 anni o cinque settimane di ferie, e dai 50 anni sei settimane.

Per coinvolgere soprattutto i giovani nel settore, la SSIC sta modernizzando la formazione e l’aggiornamento nel settore edile principale. Le misure stanno già mostrando i primi effetti: nel 2024 il numero di apprendisti è aumentato del 10% – in precedenza questo numero era leggermente diminuito.

«Tempi di attesa lunghi e cantieri aperti diventeranno la normalità» - «Il settore edile principale è uno tra i più colpiti dalla carenza di personale qualificato», spiega Manuel Buchmann del centro di competenza indipendente Demografik. Da una parte, la causa è l’elevata presenza di baby boomer nel settore. Dall’altra, sempre meno giovani scelgono un apprendistato nell’edilizia principale.

Se non si riuscirà a convincere soprattutto i giovani a intraprendere l’apprendistato e la carriera nel settore, i progetti edilizi futuri rischiano di fallire per mancanza di personale. I servizi edilizi potrebbero così diventare più costosi e meno disponibili. «Tempi di attesa lunghi e cantieri diventeranno la normalità», avverte infine l’esperto.

Il contratto collettivo nazionale di settore (LMV) per il 2026 tra i sindacati e la SSIC è attualmente in sospeso. Nella quarta sessione di negoziato, non è stato raggiunto nessun accordo – martedì si terrà la quinta e ultima sessione prevista. Se le parti sociali non riusciranno a trovare un accordo entro fine anno, non verranno più applicati standard minimi.

Il dibattito riguarda orari di lavoro più a misura di famiglia e l’abolizione dei tempi di viaggio non retribuiti dall’azienda al cantiere. Inoltre, c’è disaccordo sul lavoro di sabato. «Da mesi cerchiamo una soluzione al tavolo delle trattative», afferma il portavoce di Unia Chris Kelley. «Se le giornate di protesta degli operai non basteranno, i lavoratori edili non esiteranno a compiere il prossimo passo», avverte.

L’associazione degli imprenditori edili, invece, critica: «I sindacati con le azioni di protesta e le rappresentazioni errate in pubblico stanno pesando sulle trattative in corso.» La SSIC, contrariamente a quanto affermato da Unia, non punta a una settimana di 50 ore. L’orario settimanale di lavoro dovrebbe restare intorno alle 40,5 ore.


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